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Corsa al gas. Arrivano le trivelle nell’antica Sybaris

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Per la società petrolifera “Appennine Spa”, che ha già ottenuto tutte le autorizzazione ministeriali ed è solo in attesa della VIA (valutazione di impatto ambientale dal ministero-Ambiente), l’estrazione di gas nella Sibaritide è un’opportunità imperdibile per tutto lo Jonio cosentino. Essa non prevede alcuna ricompensa per il comune di Cassano all’Ionio ma esclude qualsiasi rischio di inquinamento e di terremoti. Lo ha dichiarato, nel corso di una conferenza-stampa tenutasi a Rende, l’amministratore delegato della società Luca Madeddu il quale ha tra l’altro affermato trattarsi di un «progetto ad impatto zero sull’ecosistema marino che viene inutilmente demonizzato dagli ambientalisti che – a suo dire – farebbero meglio ad occuparsi del malfunzionamento dei depuratori, perché il nostro è un processo sostenibile per l’ambiente, che tutela le falde acquifere e non crea nessun tipo di rischio sismico». Appena avrà la VIA, se l’avrà, la società inizierà a trivellare ed a prelevare dal sottosuolo 300 metri cubi al giorno di gas metano per circa quindici anni, al termine dei quali l’impianto verrebbe dismesso.

Il cantiere di cui ha parlato Madeddu sarà ubicato a 500 metri dalla foce del fiume Crati, tra il Parco Archeologico e i laghi di Sibari. Il giacimento in mare, scoperto dall’Eni nell’ottanta e poi congelato, si trova a 4 km. dalla costa, ad una profondità di 1.300 metri e sarà raggiunto con una condotta che partirà dalla terraferma e attraverserà i fondali marini. Per fare ciò le falde acquifere saranno attraversate da una colonna d’acciaio avvolta dal cemento che per “Appennine Spa” non comporta alcun tipo di contaminazione delle acque. L’amministratore delegato ha assicurato che le operazioni di trivellazione non dureranno più di dodici ore e la creazione dell’impianto non più di tre mesi. Poi si inizierà a pompare gas e ad ammortizzare i 17milioni di euro di costi previsti per la realizzazione del “pozzo”. Al danno anche la beffa, perché il comune di Cassano, a fronte del business della società concessionaria, non vedrà neanche un centesimo perché l’estrazione risulta essere in mare e quindi godrà di questo ‘escamotage’ che farà risparmiare alla società centinaia di migliaia di euro. Su questo lo stesso Maleddu ha mostrato il suo lato umano parlando di uno ”scandalo, al quale – ha detto –  la società tenterà di riparare, magari attivando delle convenzioni per ripagare il comune dell’ospitalità offerta”. La verità è che, mentre la politica e la stessa società civile discutono civilmente e pacatamente, le multinazionali vanno all’assalto del territorio: la prossima settimana terminerà infatti la stesura dei documenti per presentare l’istanza di concessione e, se arriverà, entro i prossimi tre anni l’impianto sarà costruito proprio nel cuore dell’antica Sybaris.

Pino La Rocca

 

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