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Castrovillari, De Luca porta in scena il dramma dell’Alzheimer

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"Il Vangelo secondo Antonio" commuove e scuote le coscienze del Teatro Sybaris

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Il buio della memoria che piano piano annienta un uomo è il dramma portato in scena ieri (domenica) al teatro Sybaris di Castrovillari, dall’attore, regista e autore, Dario De Luca (co-fondatore insieme a Saverio La Ruina della compagnia castrovillarese Scena Verticale) nel suo “Vangelo secondo Antonio”, recentemente insignito del premio Tragos.

Il-Vangelo-secondo-Antonio-@ph-Manuela-Giusto-2Il parroco di una piccola comunità calabrese, vicario del vescovo, caparbio, brillante, sempre in prima linea per aiutare gli altri, tra tutti i migranti, viene colpito dal morbo dell’Alzheimer, trovandosi, così, catapultato in un’esistenza fatta di vuoti e medicine. Sempre al suo fianco Dina (Matilde Piana), fino ad allora la sua perpetua, che decide di continuare a prendersi cura del fratello finché ne avrà le forze. Inoltre, il giovane diacono Fiore (Davide Fasano), discepolo dei suoi insegnamenti che prenderà poi il suo posto. Tante le difficoltà quotidiane, tanto il dolore, tanta la sofferenza, a causa di una malattia vigliacca che annichilisce in maniera silenziosa e intrappola come in un guscio, rendendo incapaci di fare ciò che «anche un bambino di quattro anni riuscirebbe a fare». Una malattia che fa divenire impotenti chi ne è colpito ma soprattutto chi gli sta accanto sacrificando se stessa. Una croce tra le croci che don Antonio era abituato a portare per gli altri e a cui si aggrappa quando non riconoscerà più niente e nessuno, né la sua casa, né sua sorella Dina. E dal crocifisso prenderà Gesù Cristo – unica luce – per abbracciarlo, prendersene cura, non staccarsene mai, tenerlo sulle sue ginocchia quasi a ricordare la Pietà, in un legame trascendente suggellato poi da un lenzuolo bianco con cui coprirà la statua.

Lo spettacolo, scritto, diretto e interpretato con estrema delicatezza e sensibilità da Dario De Luca, scuote le coscienze, induce a riflettere sul senso della vita, della malattia che può piombare come un fulmine a ciel sereno, e della fede. Non casuale la scelta delle note di Gianni Bella: “Sei quello che sei, ma non ci sei”. Perché queste parole racchiudono l’intero dramma della malattia, che non strappa subito alla vita ma allontana da essa, piano piano.

Federica Grisolia

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5 anni fa

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