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Calabria. Beni culturali, recuperati migliaia di reperti archeologici

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Migliaia di reperti archeologici sono stati recuperati nel corso di azioni investigative condotte dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. Secondo il resoconto presentato, numerosi sono stati i beni d’antiquariato sequestrati, tra cui importanti dipinti commercializzati in Calabria, provenienti da furti in abitazione consumati in tutta Italia, e gli immobili abusivamente costruiti all’interno di aree tutelate perché di interesse archeologico e paesaggistico; inoltre, preziose pergamene rubate presso l’Archivio di Stato di Cosenza e centinaia di opere d’arte contemporanea false.

Il valore dei beni recuperati ammonta a circa 2 milioni di euro. Due persone sono state arrestate in flagranza di reato e altre 51 deferite in stato di libertà. Nel dettaglio, sono stati recuperati 30 beni di antiquariato; 3322 reperti archeologici e paleontologici; sequestrati 260 falsi ed effettuate verifiche di sicurezza in musei, biblioteche e archivi. Sono state controllate, inoltre, aree archeologiche al fine di prevenire le attività di scavi clandestini, aree paesaggistiche e monumentali, nonché attività antiquariali, commerciali, fiere e mercatini.

Le operazioni investigative recentemente concluse hanno portato, tra le altre attività, al recupero a Cassano all’Ionio di 17 pergamene del tipo “Antifonario”, manoscritte tra il 1500 ed il 1700, asportate dall’Archivio di Stato di Cosenza nel 2003 e al sequestro di un sito archeologico risalente al IV-III sec. a.C., ubicato nel centro storico del Comune di Cosenza, gravemente danneggiato a causa del profondo stato di degrado e abbandono in cui versava.

Arrestati i componenti di un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino, all’impossessamento illecito, alla ricettazione e al danneggiamento di reperti archeologici.

«Abbiamo chiuso le ultime due indagini complesse – ha dichiarato il capitano Carmine Gesualdo, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza, – avviate nel 2015 a Vibo Valentia e nel 2017 a Crotone. Due indagini che ci hanno consentito di constatare che la criminalità organizzata è interessata anche a questi reati, perché in Calabria il mercato è fiorente. I reperti una volta sequestrati vanno a finire nei musei calabresi e tutti i cittadini possono usufruire di queste bellezze».

f.g.

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