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Trebisacce. Il paradosso della Sanità. CUP chiuso per… malattia

Trebisacce. Il paradosso della Sanità. CUP chiuso per… malattia
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«Prenotare una radiografia, pagare il ticket per una visita specialistica? No, ci dispiace, ma oggi il servizio è chiuso! E non è chiuso perché è domenica, o è Ferragosto o è un’altra festa comandata, no, è chiuso per mancanza di personale». Incredibile ma vero quanto si è verificato, forse per la prima volta nella storia, oggi 27 aprile 2018, presso il presidio sanitario di Trebisacce dove la gente che oltre che dalla cittadina jonica solitamente arriva da tutti i paesi dell’Alto Jonio, con distanze che arrivano fino a 40 chilometri, ha trovato lo Sportello CUP con le saracinesche abbassate perché, da quanto si è saputo, tutti i dipendenti sono in malattia e la Direzione del Distretto Sanitario Jonio Nord altro non ha potuto fare che disporre la chiusura del Servizio. In crisi, ovviamente, tutti gli Specialisti del Poliambulatorio che, pur sottoponendo a visita i pazienti che risultavano prenotati per la giornata odierna, non hanno potuto rilasciare le certificazioni previste perché i pazienti non hanno potuto pagare il ticket.

Pazienti che ovviamente hanno espresso tutta il loro disappunto e la loro rabbia nei confronti dei medici e degli infermieri del Poliambulatorio per il grave disagio subito. Raggiunto per telefono dal cronista, il dottor Giavambattista Genova neo-direttore del Distretto Sanitario Jonio-Nord che da poco tempo si occupa anche della gestione del Servizio-Cup, ha parlato di un problema grave e perdurante ma ereditato dal passato e divenuto una sorta di “ossessione” per il neo-direttore del Distretto, per la cui soluzione avrebbe già impegnato notevoli energie, senza però, al momento, essere riuscito a trovare una soluzione adeguata e soddisfacente. «Abbiamo finanche ipotizzato – ha rivelato il Capo del Distretto Jonio-Nord il quale non ha trascurato di evidenziare quanto il servizio presso il CUP sia faticoso e stressante –  il ricorso a una Cooperativa di Servizio esterna, ma il Direttore Amministrativo dell’Asp Cosentina interpellato in proposito, ci ha fatto presente che lo impedirebbe la normativa vigente.

Urgono perciò – ha osservato l’ex sindaco di Corigliano con escludendo il ricorso ad Ordini di Servizio compatibili però con la normativa vigente – soluzioni diverse perché in questo modo non si assicura certamente un servizio efficace e degno di una sanità al passo coi tempi». In realtà, da quanto si è saputo, presso il CUP di Trebisacce sono in organico n. 3 unità, ma assai raramente si verifica la compresenza di tutti e tre gli impiegati nello stesso giorno per cui, complice anche la lentezza della linea Adsl con cui si eseguono tutti gli atti, si lavora sempre in condizioni di grave stress lavorativo. Uno stress lavorativo che, accumulato nel corso dei mesi e degli anni, può portare a problemi di affaticamento e di salute. Niente però, secondo il sentire comune, può giustificare la chiusura, peraltro improvvisa e non comunicata, di un servizio sanitario basilare attraverso il quale si accede a servizi essenziali come quelli erogati da una sanità che, come si vede, fa acqua da tutte le parti.

Pino La Rocca

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GIUSEPPE PAGANO
GIUSEPPE PAGANO
5 anni fa

Se gli impiegati di un ufficio si ammalano contemporaneamente,si chiude l’ufficio e si sospende un servizio fondamentale per i cittadini.Bella cosa.Come siamo caduti in basso.Questa è una sanità allo sfascio.Non ci sono parole per giustificare l’accaduto.

francesca
francesca
5 anni fa

Non saprei proprio come definirla questa mancanza di buon senso, la poca responsabilità nella mancanza di un servizio principale ed essenziale come quella che svolge il CUP.
Che dire…. ci affidiamo nelle mani di chi il senso logico forse non l’ha del tutto smarrito facendo presente che tale esercizio è fondamentale per gli utenti e perl’espletamento dei vari servizi .

lucy
lucy
5 anni fa

sono stressati, poverini! facciamo lavorare a turno tanti disoccupati, che sono stressati dalla mancanza di lavoro! 6 mesi ciascuno e si torna all’efficienza!

Giuseppe Ricucci
Giuseppe Ricucci
5 anni fa

Questi poveri lavoratori stressati (ma da cosa) andrebbero subito perseguiti e, se accertata la loro malafede, immediatamente licenziati, perché, nonostante la fortuna di lavorare a casa propria, non hanno rispetto di tanti altri, soprattutto giovani, che sono costretti ad emigrare o a rimanere disoccupati.