Amendolara, nemmeno Pino Aprile riesce a scuotere le coscienze contro le trivellazioni

Continua la battaglia contro i mulini a vento del sindaco di Amendolara, Antonello Ciminelli, contro il rischio concreto delle trivellazioni petrolifere nel mar Jonio. Battaglia contro i mulini a vento, non certo per sminuire l’intento, lodevole quanto condiviso dalla maggioranza dell’opinione pubblica, ma per sottolineare ancora una volta la scarsa partecipazione della collettività e dei colleghi amministratori che stentano a prendere coscienza di una problematica sottovalutata dalla piazza.
Nemmeno la presenza dello scrittore Pino Aprile, noto ai più per il best seller Terroni, è riuscita a trascinare, ieri sera (venerdì), nella sala consiliare un numero importante di cittadini che, tolti gli addetti ai lavori, si potevano davvero contare ad occhio. Eppure la serata registrava contorni importanti, come l’avvio della raccolta firme per la petizione europea, da presentare a Bruxelles, contro il progetto trivellazioni. «Il silenzio del Parlamento è preoccupante – ha commentato il presidente della Commissione Ambiente regionale Gianluca Gallo -. Ci devono spiegare il motivo perchè la nostra proposta di legge non è stata considerata».
«Il futuro del nostro territorio, di tutto l’arco ionico, dipenderà dalla consapevolezza, dalla capacità e dalla passione che sapremo tirare fuori per opporci, senza inerzie o indifferenze, a questo scellerato progetto di distruzione definitiva delle nostre risorse naturali e identitarie», ha aggiunto Ciminelli.
Nel suo intervento, Pino Aprile, è entrato nel vivo del dibattito “Il Sud Puzza. Storia di vergogna e di orgoglio”, titolo della sua ultima fatica letteraria, che narra numerose vicende di devastazioni ambientali nel Meridione: dai pozzi petroliferi della Lucania (una delle regioni più povere d’Italia, paradossalmente), alla “terra dei fuochi” di Napoli, all’Ilva di Taranto. Ecco perchè il Sud puzza. Il Mezzogiorno che emerge dal discorso di Aprile e che si legge anche tra le righe dei suoi libri, è un territorio pronto al riscatto che si organizza in associazioni e comitati per difendersi da sciacalli ambientali disposti a tutto pur di inseguire un business. E l’amarezza in tutto ciò sta nel fatto, racconta Aprile, che questi sodalizi spesso e volentieri sono costretti ad opporsi alla classe politica, la stessa che avrebbe dovuto difendere i loro diritti.
Anche se, potrebbe obiettare qualcuno, l’altra parte di questo Sud dorme ancora in un sonno profondo e non accenna una minima reazione prima culturale e poi sociale. Il caso della lotta alle trivellazioni ne è un esempio. Maggiormente per il comprensorio dell’Alto e Basso Jonio cosentino. Tant’è vero che le uniche manifestazioni che hanno coinvolto tanti cittadini si sono svolte nella vicina Lucania che con la Puglia vanno a formare il “trittico” delle regioni interessate oggi dalla minaccia delle petroliere. Sicuramente, come ribadisce anche Pino Aprile, sulla bilancia del progresso bisogna poggiare esternabilità positive e negative.
Per i “cacciatori di dollari” le esternabilità positive sono rappresentate dalla creazione di posti di lavoro e dall’estrazione di materia prima: queste vincono il duello contro quelle negative e cioè inquinamento, distruzione di fauna e flora marina, annullamento dell’economia legata a pesca, agricoltura e turismo. Prima e dopo la fabbrica, prima e dopo il pozzo petrolifero, prima e dopo la trivella a mare, questi settori che producono reddito a rilento potrebbero o avrebbero potuto crescere consentendo un’economia costante.
Questi scenari, amplificati dalla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, hanno permesso il proliferare di movimenti civici che sull’esempio di Grillo provano ad attirare consensi. Questo dimostra una volontà di ribellarsi, non riscontrabile in passato al Sud, ma che il più delle volte si scontra con la disinformazione, con la mancata conoscenza del fenomeno specifico, che non permette alla protesta sociale di crescere e ramificarsi in maniera seria. Dall’altra parte invece, la Calabria, l’Alto Jonio, devono ancora scrollarsi di dosso il vecchio modo di fare politica che rischia di tenere lontani i cittadini anche da tematiche di importanza assoluta.
Vincenzo La Camera
Le chiamiamo COSCIENZE!!! Ci appelliamo alle COSCIENZE!!! Facciamo tutto perché la COSCIENZA ce lo chiede e alle volte impone, ma probabilmente non possiamo, non dobbiamo, né tanto meno è giusto che qualcuno o tanti la utilizzino questo termine, sempre.
Fermo restando il mio NO ALLE TRIVELLAZIONI nel nostro Mar Jonio, non posso, e senza azzardare più di tanto … dico … NON POSSIAMO non convenire sul fatto, che le COSCIENZE di cui parliamo sono PERSONE, padri e madri, … gente la cui COSCIENZA durante le campagne elettorali è diventata sempre un baratto, merce di scambio, … a senso unico.
Cosa si può pretendere da persone che da sempre hanno dato e mai ricevuto niente!!!!!!! Che vadano ad ascoltare, ripeto, le giuste ragioni del NO ALLE TRIVELLAZIONI?
Per cortesia!!!
Dispiace dirlo, … dispiace, ma TUTTE QUESTE … sono COSCIENZE SANE!!! COSCIENZE che in odore di lavoro e di speranza se ne fregano di dove finisce il bene e dove inizia il male!!! HANNO BISOGNO DI LAVORO.
Dunque faccio una domanda:
— se ad Amendolara, a Oriolo, a Montegiordano o in qualsiasi altro centro dell’alto Jonio venisse qualcuno a proporre la produzione industriale di un qualsiasi prodotto …che facciamo?!?! Gli diciamo di NO perché inquina l’ambiente?, inquina il mare, …inquina le nostre terre abbandonate da chissà quanti decenni? —
Non credo che sia questa la strada giusta … perché è PROPRIO IN COSCIENZA …che amministratori vecchi e nuovi, politici …vecchi e nuovi, dovrebbero TAPPARSI LA BOCCA.