Trivelle nello Jonio, via libera del Governo a Shell. Ma i comitati no-triv non ci stanno
A due settimane dall’accoglimento da parte di dieci Consigli regionali di tre quesiti referendari contro le trivellazioni in mare, il 13 ottobre scorso, la Commissione Tecnica VIA (Valutazione Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente ha dato parere positivo per le attività di ricerca di idrocarburi nel Mar Jonio della compagnia petrolifera Shell. Le due istanze, contraddistinte dalle sigle d73 F.R- SH e d74 F.R-SH, interessano il Golfo di Taranto con un’area complessiva di 1348,2 km quadrati e, seppur distinte sotto il profilo autorizzativo, costituirebbero per Shell un tutt’uno sotto il profilo industriale. E’ quanto rende noto la Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l’Autotutela (R.A.S.P.A).
«I progetti espansionistici della Shell nello Jonio, – si legge in una nota – coerenti con la Strategia Energetica Nazionale, possono e devono essere arrestati: grazie allo Sblocca Italia, si fa concreta la possibilità che, una volta individuato il Piano delle Aree e ottenuti i permessi di ricerca, la compagnia olandese ottenga la conversione dei titoli di ricerca in titoli concessori unici: questo vuol dire che individuata la presenza di idrocarburi, la Shell non dovrà più chiedere permessi, potendo procedere in automatico e senza preavviso alle trivellazioni e all’attività estrattiva».
«Se la contrarietà espressa da dieci Consigli regionali sulla materia trivellazioni non è bastata a frenare il Ministero dell’Ambiente e il Governo – scrive R.A.S.P.A – possiamo affermare che il popolo, rappresentato dai governi locali, non è più sovrano». Ciò su cui si sofferma poi la Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l’Autotela riguarda i provvedimenti e le misure «da prendere sia in termini amministrativi (è possibile il ricorso al T.A.R. entro 60 giorni dal 13 ottobre) che politici». «E’ ora di pretendere – si legge nella nota – da parte delle Amministrazioni locali e regionali degli atti concreti contro la svendita dei territori e della salute dei cittadini programmata dal sordo Governo Renzi»: ricorso al TAR Lazio contro i decreti VIA del 13 ottobre scorso; una legge ad hoc della Regione Calabria per vietare qualsiasi attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi al di sotto del limite delle 12 miglia dalle linee di costa o dalle aree naturali protette; continuare il processo referendario anche dal punto di vista dell’informazione alle popolazioni. Queste le azioni proposte dai comitati no-triv che assicurano «non si fermeranno».
Federica Grisolia