Amendolara. La storia di Charles. Quando la solidarietà vince sulle regole

Ci sono casi in cui i diritti si scontrano con i doveri. Poi c’è l’umanità che sta sopra i diritti e i doveri ma che purtroppo non tutti possono applicare. Il Centro di Accoglienza Straordinaria, che da quasi un anno e mezzo insiste ad Amendolara allocato nell’ex Hotel Enotria di fronte alla stazione ferroviaria, inevitabilmente ha movimentato la tranquillità e a volte monotona quotidianità di un paesino, fornendo argomenti per alimentare dibattiti sicuramente non circoscritti al piccolo centro ma di caratura nazionale. L’ultimo caso che sta facendo discutere nelle piazze e nei locali pubblici è il provvedimento della Prefettura di Cosenza che, lette e ascoltate le segnalazioni del Centro, ha allontanato dal CAS un giovane nigeriano di 23 anni per “gravi comportamenti contrari alle regole della struttura”. Il ragazzo milita nella locale squadra di calcio che sta disputando con buoni risultati e, grazie anche all’apporto del promettente centrocampista “colored”, il Campionato di Prima Categoria.
La squadra di calcio per Charles è un po’ come una seconda famiglia e la società, con il dirigente Pasquale Murgieri e il mister Mario Munno, ce lo descrive come una persona rispettosa e ben voluta da tutti i compagni. Comportamento che stride però con i provvedimenti disciplinari adottati dalla Prefettura nei suoi confronti su segnalazione del Centro di Accoglienza Straordinaria da dove è stato espulso. Il ragazzo, “richiedente protezione internazionale”, adesso dorme negli spogliatoi del campo sportivo di Amendolara (nella foto) dove è stata allestita una brandina, con il bagno a disposizione e un pasto caldo al giorno che gli viene regalato da una cooperativa che lavora in paese. E continua a giocare a pallone la domenica difendendo i colori dell’Amendolara, quel paese che sicuramente resterà per sempre nei suoi ricordi. Vorrebbe andare a lavorare in Svizzera e raggiungere alcuni suoi amici. Le pratiche burocratiche per il passaporto erano già a buon punto, ora questa brusca frenata.
Ma al di là delle responsabilità del ragazzo e delle regole da rispettare a cui il Centro di Accoglienza si aggrappa – ribadendo comunque al nostro giornale che prima di Charles sono stati espulsi per diversi motivi, burocratici e disciplinari, altri sei/sette “ospiti” – emerge in questa storia una solidarietà autentica, che non si fa domande, che non indaga e che non emette sentenze. E che ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, lo spirito solidale degli amendolaresi che stanno accettando nel loro paese una situazione comunque borderline che ad oggi vede un’accoglienza di primo livello composta da due strutture e da un numero di immigrati nettamente superiore a quello consentito dalla legge e dal buon senso. E intanto nello spogliatoio della squadra di calcio dell’Amendolara si realizza il vero concetto di accoglienza cristiana fatta di un piatto caldo al fratello con la pelle di un colore diverso, senza pregiudizi e dal sapore evangelico. Ma fuori da quello spogliatoio – dove la notte Charles, da solo, pensa forse alla sua Nigeria, alla sua vita sino all’altro giorno nel Centro (dove proseguono le iniziative, in ultimo il primo compleanno del piccolo Joseph, nella foto) e a quello che potrà offrirgli il futuro – ci sono le regole e un sistema di accoglienza ufficiale che andrebbe sicuramente rivisto a Bruxelles perché nel frattempo provoca questi paradossi.
Un gioco di diritti e doveri dove sembra non ci siano perdenti. Ma questi ragazzi restano le vere vittime del sistema. Morti in mare, ancor di più nel deserto del Sahara cercando di raggiungere la Libia per imbarcarsi sognando l’Europa. Parcheggiati nei Centri di Accoglienza. Tanti di loro abbandonati ad un grigio destino nelle stazioni delle grandi città o nelle campagne. Intanto Charles continua ad allenarsi perché domenica c’è un’altra partita.
Vincenzo La Camera
Caro Direttore,se Charles si è reso responsabile di gravi comportamenti contrari alle regole della struttura (CAS) il primo a pentirsene dovrebbe essere Lui.Tutti siamo soggetti a regole che come sappiamo sono la base della democrazia e della convivenza civile.Charles deve capire che il rispetto è un diritto che i nostri Padri hanno ottenuto lottando e rischiando anche la vita.Charles deve capire che è un ospite e per questo deve attenersi scrupolosamente alle nostre leggi.La violenza,l’intolleranza e quantaltro generano solo e esclusivamente emarginazione ed odio.Sono convinto che il ragazzo sia pentito per quel che ha fatto e abbia capito le regole del vivere civile.