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Pasqua. A Castrovillari l’altare della reposizione è un barcone di migranti

Pasqua. A Castrovillari l’altare della reposizione è un barcone di migranti
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Un barcone inclinato, immagini reali di vita vissuta proiettate su uno schermo, il rumore delle onde del mare in sottofondo, il dramma dei migranti. E’ l’altare della reposizione nella chiesa della Ss. Trinità di Castrovillari, realizzato con l’aiuto dei collaboratori parrocchiali. Un momento suggestivo di riflessione in cui i fedeli hanno potuto immedesimarsi nella sofferenza di quei bambini e di quegli uomini che scappano da fame e guerra, che cercano un’opportunità ma, troppo spesso, trovano la morte. Ogni onda un tuffo al cuore.

È tradizione che nelle chiese gli altari della reposizione (comunemente chiamati, in maniera impropria, “sepolcri”) – dove, al termine della messa del Giovedì Santo, viene riposta e conservata l’Eucaristia – siano addobbati in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli. Il parroco della Ss. Trinità, don Nicola De Luca, ha, invece, attualizzato il momento dell’adorazione eucaristica con un tema cruciale della nostra epoca, a livello internazionale e territoriale, che divide opinione pubblica e schieramenti politici. Ricordiamo, infatti, che a Castrovillari sono presenti uno Sprar e un Centro di Accoglienza Straordinaria. «Questo è puro Vangelo – ci spiega don Nicola. Il dono dell’accoglienza emerge nelle Sacre Scritture, già nell’Antico Testamento, così come il continuo invito all’integrazione nel magistero di Papa Francesco». E i migranti sono stati coinvolti anche nella Lavanda dei piedi, durante la messa “in coena domini”.

«Un cristiano – ci ha riferito il parroco – non può adorare l’Eucaristia e poi non amarla nella carne viva di Cristo, ossia nel fratello straniero, rifugiato, nei bisognosi, nei più deboli, poveri o malati». Un momento di formazione umana – lo ha definito don Nicola De Luca – che è stato ben accolto dalla comunità. Un bel segno di testimonianza che fa eco alla parola di Gesù nel Vangelo: “Ero straniero e mi avete accolto” (Matteo 25,35.43).

Federica Grisolia

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