Prelievo da dimenticare. Quella vena che non si trova sulle braccia del bimbo. La denuncia del papà
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Sono il prof. Massimiliano Oriolo, residente in quel di Rende, genitore di Federico di anni 3
Gentile direttore, l’altra mattina, insieme a mia moglie e a mio figlio Federico, ci siamo recati presso un laboratorio di analisi e diagnostica di Rende per effettuare prelievo di sangue a nostro figlio di soli tre anni. All’accettazione, all’impiegata di turno abbiamo chiesto se ci fosse del personale specializzato e competente per il prelievo di sangue a bambini di piccola età come il nostro Federico, visto che con i bambini non è facile interfacciarsi per le tante esigenze legate al mondo infantile. A tale domanda non c’è stata data alcuna risposta. Entrati nella stanza adibita per i prelievi, il dottore di turno e una sua collaboratrice hanno dapprima titubato su un braccino del bimbo, nella vana ricerca di una vena idonea per il prelievo, senza riuscirci, e poi incuranti di ciò hanno comunque bucato l’arto a Federico senza esito alcuno. Non contenti ancora, hanno rifatto il tutto sull’altro braccino del piccolo con eguali esiti negativi, quindi un fallimento totale. A tal punto ho fermato l’operato, chiedendo di smettere di martorizzare mio figlio con gli aghi, anche perché il bambino dolorante e impaurito non smetteva, logicamente, di piangere.
La cosa che mi preme sottolineare, è la mancanza di onestà intellettuale e professionale di coloro che in quel momento avevano in gestione mio figlio. O si lavora con coscienza, umanità e senso del dovere tenendo conto delle proprie capacità professionali o si deve abbandonare il posto di lavoro. Non è possibile assistere per un quarto d’ora a vari tentativi per trovare la vena giusta, girando l’ago nel braccino di un piccolo paziente dolorante e traumatizzato. Questa mia lamentela, oltre a segnalare alle SS.VV. l’accaduto, vuole essere anche una denuncia pubblica affinché cose del genere non accadano più (foto di repertorio).
Massimiliano Oriolo