Tra Rossano e Trebisacce, ambulanze senza medici. «Dove vengono dirottati i sanitari del 118?»

Dove sono finiti i medici del 118? Perché molti turni di servizio, anche quelli effettuati in “codice rosso”, risultano non medicalizzati come se la presenza di un medico a bordo dell’Ambulanza fosse solo un optional? Perché tanti medici del 118 vengono impegnati in altri servizi? Se lo chiede il segretario della Cgil-Funzione-Pubblica “Pollino-Sibaritide Tirreno” Vincenzo Casciaro prendendo lo spunto dal recente fatto di cronaca avvenuto a Rossano secondo cui l’infermiere e l’autista di un’Ambulanza del 118 sono stati aggrediti dai familiari di un paziente per essersi presentati da soli e senza il medico per fronteggiare una situazione di grave emergenza sanitaria. Eppure, secondo quanto ha scritto il sindacalista della Cgil FP, in presenza di un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti e in special modo nelle zone periferiche della Provincia di Cosenza come l’Alto, il Basso Jonio e la Sibaritide, il 118 svolge un servizio essenziale e imprescindibile al quale molto spesso è legato il destino della vita delle persone. Per un’Ambulanza del 118, arrivare in tempo utile e con la piena disponibilità delle risorse umane oltre che della necessaria attrezzatura per fronteggiare le emergenze, è dunque una condizione essenziale di cui dovrebbero farsi carico le autorità sanitarie che, oltre a non integrare l’organico con nuovo personale medico, consentono a molti medici assunti per svolgere il complicato servizio del 118 di essere utilizzati in altri ambiti.
Emblematico il caso del 118 di Trebisacce, che per la cronaca opera su un territorio vasto e disarticolato composto da ben 16 Comuni gran parte dei quali sono sparsi nelle aree interne e con una viabilità disagiata che, dopo la prematura e dolorosa perdita del dottor Pino De Vita da anni impegnato nel 118 di Trebisacce che ha immolato la propria esistenza al Covid, opera con soli tre medici al posto dei 5/6 sanitari previsti in organico, la qual cosa genera turni di servizio massacranti e costringe spesso e volentieri l’ambulanza a fronteggiare le emergenze senza il medico. «Da molti mesi, – ha scritto Vincenzo Casciaro – la Funzione Pubblica della Cgil “Pollino Sibaritide Tirreno” sta denunciando la gravità della situazione in cui si trovano tante postazioni del 118… Il problema – ha scritto ancora Casciaro in riferimento al rischio corso dai sanitari a Rossano e ad un episodio analogo verificatosi a Trebisacce – l’anomalia non è solo di natura sanitaria (le competenze dell’infermiere non sono certo le stesse di quelle del medico), ma di vera e propria sicurezza fisica, perché i familiari del paziente spesso si scagliano contro il personale intervenuto che viene ingiustamente considerato responsabile della mancata presenza del medico. E a questo proposito – osserva il Segretario della Cgil FP – ci teniamo a denunciare il fatto che alcuni medici, convenzionati con il 118, vengono “dirottati” su altri servizi sottraendo, di fatto, importanti unità mediche alle attività fondamentali del 118 ed esponendo il servizio al rischio che il “codice rosso”, così classificato per l’estrema gravità del caso, non riceva le prime, necessarie cure che solo un medico può assicurare. Sollecitiamo pertanto, ancora una volta, – ha concluso il Responsabile della Cgil FP Vincenzo Casciaro – l’ASP e la Direzione del Servizio Aziendale SUEM, a riportare nel 118 le unità mediche che gli sono state sottratte, ma anche a provvedere, e con estrema urgenza, ad integrare le postazioni vacanti, innanzitutto per potenziare un servizio essenziale di emergenza-urgenza come il 118 ma anche per evitare episodi di ingiusta aggressione al personale sanitario, come avvenuto di recente sia Rossano che a Trebisacce».
Pino La Rocca