di Federica Grisolia
E’ una scrittura che avvicina al cielo, inteso come punto più alto dove la coscienza umana può tendere, quella di Andrea Dell’Orbo con la sua opera “Se riusciranno i monti a sostenere il cielo”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore. «Il titolo – spiega l’autore, alpinista cantautore nato a Roma ma di origine carnica – nasce da uno dei tanti versi di una mia poesia scritta a quattordici anni, poi musicata due anni dopo. Poesia caratterizzata da spericolate metafore iperboliche in bilico tra sermone biblico e ingenuità adolescenziale, che ai suoi tempi voleva esprimere una domanda, e il suo senso era questo: riusciranno i monti a trasmetterci ancora l’innalzamento verso una concezione di spiritualità (il cielo) e quindi a sostenerla? Ma erano gli anni ‘60. Oggi però, con i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai che non dà più compattezza alle strutture rocciose, mi chiedo, alla lettera, se i monti riusciranno proprio materialmente a non crollarci addosso e quindi a non essere neanche più in grado, scomparendo, di sostenere e rappresentare la spiritualità».
Andrea con una scrittura di getto, un miscuglio di poesia, denuncia, ironia, invettiva e passione, narra tanti brevi episodi che si susseguono, in cui i personaggi cadono e si rialzano sempre nell’alone di una visione fantastica. «Il titolo di ogni racconto – fa notare Dell’Orbo – corrisponde sempre alle ultime parole dell’ultima pagina. Un percorso circolare: inizio e fine che si specchiano. Realtà e immaginazione si intrecciano nella trama senza quasi mai un nesso logico né temporale». Da buon alpinista anche la penna dell’autore riveste toni di linearità, essenzialità e sintesi, a volte anche di rude schiettezza. «Questo però – precisa – non va a soffocare il lato lirico, onirico, fantasioso e perfino irrazionale che la mia formazione, anche di musicista e poeta, esprime. Perfino irrazionale. Ho sempre immaginato la metafora come la splendida regina delle principesche figure retoriche, e il paradosso come il loro re. Con parziale vizio di mente la prima, e totale il secondo». L’opera si caratterizza per uno stile sintetico e musicale, ricercato e diretto, ottenuto con il tempo e l’esperienza ma sempre in maniera del tutto inconsapevole. «Scrivere mi appassiona come quando si guarda un film giallo e, mentre scrivo, anch’io sono curioso di scoprire come andrà a finire».
Tutta la vita di Andrea Dell’Orbo è una scalata verso il cielo, a cui si sente più vicino attraverso la musica, la scrittura e la montagna. E a cui, pagina dopo pagina, vuole avvicinare il lettore. «Naturalmente se uno scrittore vuole trasmettere al suo lettore qualcosa, o lo fa bene col suo libro oppure, se questo qualcosa lo deve raccontare ancora e spiegare a parte, significa che non è stato capace di farlo semplicemente ed esclusivamente con la sua opera».