di Federica Grisolia
E’ un racconto pregno di intrighi, passioni e tensioni in un contesto storico ricostruito con attenzione, l’opera “Quando salgono i lucci” di Alberto Gianinazzi, pubblicato nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore e disponibile anche nella versione e-book. Nel cuore del XVI secolo, tra le sponde del lago Ceresio e i misteriosi boschi del Luganese, Antoni von Dachselhofer, cavaliere senza macchia, prima guardia del corpo del landfogto bernese Dominik von Diesenbach, viene coinvolto in un intrigo che svela i segreti più oscuri di un borgo apparentemente pacifico. Un giudice assassinato, complotti politici e commerci illeciti, un capannone della sosta dato alle fiamme, conducono Antoni in un mondo di sgherri, di contrabbandieri e pericoli nascosti. «Ciò che ha ispirato il titolo – racconta l’autore svizzero, nato a Lugano – non è l’animale in sé, bensì il suo comportamento: risalire improvvisamente dalle profondità, quando le condizioni diventano favorevoli. In quel gesto ho visto una metafora potente: desideri repressi, verità sommerse, inquietudini maturate nel silenzio che riemergono all’improvviso, rompendo la quiete apparente».
La storia si sviluppa in seguito a una dettagliata ricerca, inizialmente fotografica, poi storica. Il risultato è una narrazione vivida e coinvolgente, che cattura un contesto fatto di tensioni politiche e sociali. Un viaggio nel passato in cui realtà e immaginazione si fondono: alcuni eventi e personaggi riflettono la verità, altri sono frutto della fantasia, ma insieme costruiscono una trama coerente e attuale. «Stilisticamente – spiega lo scrittore – ho cercato un equilibrio tra rigore e immaginazione, mantenendo un linguaggio moderno ma capace di evocare suggestioni del passato». Il romanzo, nato pagina dopo pagina rispondendo solo ad una iniziale vaga intuizione, è una rilettura di fatti, personaggi e situazioni storiche, ma anche una sorta di riabilitazione di figure, spesso, giudicate solo come espressione del potere. «Quando si lavora a lungo su un’epoca remota, si viene quasi catturati dalle sue ombre. È come se tutto restasse conservato in spazi silenziosi, pronti a riemergere. Non si può usare il linguaggio dell’epoca nei dialoghi, ma si possono trasmettere sensazioni, atmosfere, emozioni. Credo che la scrittura possa ridare vita a ciò che sembrava dimenticato».
Per l’autore, scrivere questo romanzo significa «rileggere quei luoghi con nuovi occhi, mescolando memoria personale e storia collettiva», poiché il romanzo è ambientato nel Luganese, dove Alberto è nato e cresciuto. Così, quei luoghi diventano parte integrante della trama, e i personaggi rispecchiano emozioni, paure e aspirazioni universali e ancora attuali. «Ho voluto salvaguardare una memoria collettiva spesso dimenticata, fatta di luoghi, nomi, gesti quotidiani e tensioni umane. Non m’interessa solo il passato in sé, ma quel filo sottile che lo collega alle vite di oggi, anche alla mia. La scrittura, per me, è un modo per ridare voce a chi non ha lasciato tracce nei libri di storia, ma ha vissuto in quei luoghi che ancora oggi percorriamo. Spero che il lettore, attraverso l’ambientazione d’epoca, possa sentire la vicinanza di un tempo lontano e lasciarsi interrogare da esso».