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Corigliano. La figlia del giudice Borsellino incontra gli studenti dell’Erodoto

di Federica Grisolia – Una mattinata di alto valore civile e formativo, ieri (5 novembre), ha animato la Sala degli Specchi del Castello Ducale di Corigliano-Rossano, dove l’Istituto Comprensivo “Erodoto”, guidato dalla dirigente Susanna Capalbo, ha promosso l’incontro «Io, Paolo. La voce che resta», con la partecipazione di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso dalla mafia, nella strage di via D’Amelio, assieme ai cinque agenti della sua scorta. L’iniziativa, parte del percorso di educazione civica “Dalla parte giusta – Educare alla verità, alla giustizia, alla pace”, ha visto un’ampia partecipazione di istituzioni civili, militari e scolastiche. La dirigente Capalbo ha ricordato come la scuola debba essere presidio culturale e civico, capace di formare pensiero critico e consapevolezza collettiva. «Promuovere iniziative come questa significa dare concretezza ai principi costituzionali e restituire alla scuola la sua funzione più autentica: formare cittadini liberi, responsabili e partecipi della vita democratica».

L’evento, curato dalla professoressa Le Voci, con la collaborazione delle docenti Oranges, Cardamone, Gabriele e Cerasoli, e dell’intero dipartimento di Educazione Musicale, ha trasformato un percorso di studio in un’esperienza di cittadinanza attiva. Gli studenti della Scuola Secondaria hanno portato in scena monologhi e riflessioni ispirati alla figura di Paolo Borsellino: parole semplici, dirette, capaci di restituire il senso profondo della legalità. Inoltre, l’intervento di Giuseppe Turano, genitore dell’Istituto, che nel monologo conclusivo “Io, Paolo” ha interpretato il testamento spirituale del magistrato.

Le parole di Fiammetta Borsellino hanno riportato la figura del padre alla sua dimensione più umana: «Un uomo normale, animato da un profondo senso del dovere, che ha continuato a servire lo Stato anche quando sapeva che la sua condanna era già stata decisa». Ha ricordato «un padre rigoroso ma affettuoso, coerente con i propri valori e capace di trasmettere ai figli il senso delle istituzioni e la dignità del lavoro ben fatto. Dopo la strage – ha raccontato – la famiglia non si è chiusa nel dolore ma ha scelto di continuare a testimoniare: credere nello Stato e nelle persone oneste».

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