Ecco perché i cittadini si ribellano e, pur sapendo che lo smaltimento ha dei costi perché deve essere effettuato da personale specializzato ed in forma protetta, pretendono che il comune, d’intesa con l’Asp, se ne faccia carico al più presto. A rivolgersi alle Forze dell’Ordine, a cui ha presentato una circostanziata denuncia corredata da una serie di foto, è stata la signora Caterina Pisilli la quale, oltre a darne comunicazione all’Asp, ha informato anche l’Osservatorio di Legambiente.
«Canna è un paese meraviglioso, – scrive la signora Pisilli – pieno di bellezze naturali, d’immenso verde, circondato da ulivi secolari e querce giganti e tutti pensano che abitare a Canna sia bello e salutare. Invece non è così. Circa un mese fa – scrive infatti Caterina Pisilli – durante una passeggiata in cerca di asparagi, ho scoperto una discarica di amianto a cielo aperto. Non credevo ai miei occhi, una discarica abusiva vera e propria, di cui si ignora l’esistenza nonostante che, da quanto si apprende, quel materiale, altamente cancerogeno, sia lì da parecchi anni, tant’è che la maggior parte del materiale è ricoperto da terra e da vegetazione spontanea. In realtà risulta che quello non sia l’unico sito di stoccaggio di amianto. Non si tratta – aggiunge la signora Pisilli – solo di lastre di eternit, bensì di pezzi di questo materiale altamente inquinante che non superano la grandezza di una mano, probabilmente frutto di più demolizioni». Poi la signora Pisilli cita la legge 257 del 1992 che ha messo al bando l’amianto come “rifiuto speciale” altamente cancerogeno. «Il problema – aggiunge la Pisilli – è che non c’è stata, da parte degli organi competenti, alcuna informazione nei confronti dei cittadini, né è stato fatto qualcosa per arrestare il problema dello smaltimento abusivo».
Pino La Rocca