nella foto don Vinicio Albanesi e mons. Savino
Rimettere al centro la sacralità della persona, lontano da pietismi e assistenzialismo. E’ la grande utopia della Comunità di Capodarco, divenuta realtà in 50 anni di vita al servizio dei disabili, dei bisognosi, degli emarginati, dei poveri, che non sono casi clinici da trattare ma persone con una dignità da difendere.
Scene di vita e testimonianze di chi questa storia l’ha vissuta e la sta vivendo, da assistente e da assistito – perché l’amore non conosce differenze – sono raccolte in un docu-film dalla durata di 75 minuti, realizzato dal giornalista Roberto Fittipaldi (autore di testi e interviste) e Maria Amata Calò (regista) e proiettato (ieri 10 marzo) al teatro Sybaris di Castrovillari. L’appuntamento è stato organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cassano all’Ionio, con il patrocinio del Comune di Castrovillari e la collaborazione degli uffici diocesani Caritas, Scuola e Catechistico.
E di normalità parla anche il vescovo Savino, soffermandosi sulla bellezza dell’essere inadeguati. «Tutti lo siamo – ha detto il presule – ed è la cosa più bella che possa accadere ad una persona». Mons. Savino ha poi anticipato le opere in programma nel territorio della diocesi, tra cui una struttura per malati di alzheimer a Mormanno, l’inaugurazione in estate del primo lotto della “Casa della Misericordia” nell’ex convitto vescovile di Castrovillari, e a Cassano la realizzazione di una casa famiglia, di un centro per minori a rischio, nonché quel grande sogno chiamato “Città educativa”, sul modello della scuola di Barbiana, avviata da don Lorenzo Milani negli anni Cinquanta.
Afferrare le storie di ciascuno e accompagnarli senza abbandonarli mai: questo, in sintesi, il messaggio di don Vinicio Albanesi in una serata dedicata alla solidarietà e alla vera integrazione sociale, dove la bellezza di Capodarco ha lasciato un po’ di sé.
Federica Grisolia