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Anche a Castrovillari l’utopia concreta della Comunità di Capodarco

Anche a Castrovillari l’utopia concreta della Comunità di Capodarco
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nella foto don Vinicio Albanesi e mons. Savino

Rimettere al centro la sacralità della persona, lontano da pietismi e assistenzialismo. E’ la grande utopia della Comunità di Capodarco, divenuta realtà in 50 anni di vita al servizio dei disabili, dei bisognosi, degli emarginati, dei poveri, che non sono casi clinici da trattare ma persone con una dignità da difendere.

villaUn’attività nata, nel 1966, dalla buona volontà di un giovane prete, don Franco Monterubbianesi, e di un gruppo di tredici persone disabili che sin da subito hanno creduto in questo sogno custodito in una vecchia villa abbandonata a Capodarco di Fermo, nelle Marche (nella foto). Da qui inizia l’avventura di una vita in comune a cui, negli anni, si uniscono molti altri ragazzi e che nel tempo assume carattere nazionale: nascono, in svariate città e regioni d’Italia, diverse comunità, tra cui quelle di Sestu, Fabriano, Gubbio, Udine, Lamezia Terme (associazione “Progetto Sud”, presieduta da don Giacomo Panizza), Roma, fino ad estendersi con la Comunità Internazionale di Capodarco (CICa).

Scene di vita e testimonianze di chi questa storia l’ha vissuta e la sta vivendo, da assistente e da assistito – perché l’amore non conosce differenze – sono raccolte in un docu-film dalla durata di 75 minuti, realizzato dal giornalista Roberto Fittipaldi (autore di testi e interviste) e Maria Amata Calò (regista) e proiettato (ieri 10 marzo) al teatro Sybaris di Castrovillari. L’appuntamento è stato organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cassano all’Ionio, con il patrocinio del Comune di Castrovillari e la collaborazione degli uffici diocesani Caritas, Scuola e Catechistico.

17161108_10212687227761799_667769498_nUna comunità che è casa per tutti, una grande famiglia che diventa guida e sostegno, un’opportunità per guardare al futuro al di là delle quattro mura dove troppo spesso sono rinchiusi i sogni di ciascuno di loro, ma soprattutto la possibilità di sentirsi autonomi attraverso il lavoro. Alla visione del docu-film è seguito un dibattito a cui hanno partecipato – moderati dallo stesso autore Fittipaldi – il presidente della Comunità di Capodarco, don Vinicio Albanesi, il sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, il vescovo della diocesi di Cassano all’Ionio, mons. Francesco Savino, e Angela Regio della Comunità “Progetto Sud”, nata all’interno del movimento di Capodarco nel 1976, con l’obiettivo di dare risposte concrete a tutti coloro che ne hanno bisogno (disabili fisici e psichici, minori, giovani e donne in difficoltà, tossicodipendenti, soggetti affetti dal virus dell’Hiv, rom, immigrati, richiedenti asilo e rifugiati) guardando – ha dichiarato nel suo intervento la Regio – verso un orizzonte comune e praticando la cultura della legalità, perché essere onesti è “normale”. Una logica, dunque, fatta solo di accoglienza e inclusione sociale.

E di normalità parla anche il vescovo Savino, soffermandosi sulla bellezza dell’essere inadeguati. «Tutti lo siamo – ha detto il presule – ed è la cosa più bella che possa accadere ad una persona». Mons. Savino ha poi anticipato le opere in programma nel territorio della diocesi, tra cui una struttura per malati di alzheimer a Mormanno, l’inaugurazione in estate del primo lotto della “Casa della Misericordia” nell’ex convitto vescovile di Castrovillari, e a Cassano la realizzazione di una casa famiglia, di un centro per minori a rischio, nonché quel grande sogno chiamato “Città educativa”, sul modello della scuola di Barbiana, avviata da don Lorenzo Milani negli anni Cinquanta.

Afferrare le storie di ciascuno e accompagnarli senza abbandonarli mai: questo, in sintesi, il messaggio di don Vinicio Albanesi in una serata dedicata alla solidarietà e alla vera integrazione sociale, dove la bellezza di Capodarco ha lasciato un po’ di sé.

Federica Grisolia

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