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Trebisacce, «assunzioni senza avviso pubblico». Polemica sul Consorzio di Bonifica

Trebisacce, «assunzioni senza avviso pubblico». Polemica sul Consorzio di Bonifica
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Novanta operai assegnati al Comune di Castroregio

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«Il Consorzio di Bonifica dei Bacini dello Jonio, con sede a Trebisacce, avvia al lavoro un centinaio di lavoratori agricoli senza alcun “avviso pubblico”»: insorgono gli operai esclusi, protestano i sindacati e si lamenta lo stesso sindaco di Castroregio pur essendo il suo comune beneficiario dei lavori. In realtà, grazie ad un progetto finanziato con fondi FERS 2007/2013, oltre 90 operai hanno avuto la possibilità di lavorare, seppure a tempo, ma a far discutere e ad alimentare le tensioni sociali sono le modalità con cui si è proceduto al reclutamento ed anche alla provenienza degli operai che sono arrivati nei boschi di Castroregio (nella foto) dove sono aperti i cantieri da tutta la provincia e anche da fuori provincia, lasciando a spasso tanta parte della manovalanza locale che è alla disperazione per mancanza assoluta di lavoro.

Molto critiche in proposito le forze sindacali ed in particolare la Cisl che accusa la dirigenza del Consorzio di reiterare un atteggiamento antisindacale. «Ci risulta – è il commento della Cisl – che non è stato fatto alcun bando e ignoriamo i criteri con cui sono stati selezionati gli operai e la loro stessa provenienza». Non è tenero con la dirigenza del Consorzio neanche il sindaco di Castroregio Tonino Santagada il quale pur dicendosi soddisfatto per l’apertura dei cantieri, è molto critico con la dirigenza del Consorzio perché non avrebbe tenuto in considerazione i suoi suggerimenti. «Innanzitutto – ha sostenuto il dottor Santagada – ci devono spiegare perché gran parte degli operai vengono da fuori (molti da Acri e da Corigliano) mentre l’Alto Jonio, sempre più povero ed emarginato, si conferma terra di conquista e di saccheggio da parte di tutti. Ma – conclude il sindaco di Castroregio – soprattutto perché avevamo proposto un numero ragionevole di 50/60 operai che lavorassero tre mesi per poter maturare anche l’assegno di disoccupazione e invece il numero degli operai, condizionato dalle inevitabili pressioni politiche, è lievitato fino a oltre 90 ed ha finito per portare al taglio dei giorni lavorativi che si è ridotto a 51 giornate, con il risultato che si tratterà di una vera e propria elemosina per tutti».

Pino La Rocca

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