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Castrovillari. La “Passio” di Maradei rende onore al Venerdì Santo

Castrovillari. La “Passio” di Maradei rende onore al Venerdì Santo
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Rivivere la Passione di Cristo all’interno di una chiesa trasmette emozioni e riflessioni particolari. Grazie alla “Passio” del maestro Giuseppe Maradei a Castrovillari il Venerdì Santo ha assunto uno spessore culturale notevole. Teatro della rappresentazione, la basilica di San Giuliano, nel centro storico. Lungo il corridoio della chiesa, che conduce all’altare, le scene della sacra rappresentazione rivisitate in un dialetto calabrese plasmato dal regista e drammaturgo scomparso prematuramente giusto un anno fa. La “Passio”, portata in scena nel 2000 in occasione del Giubileo, è stata riproposta ieri sera (venerdì) dall’associazione culturale “Teatro della Sirena”, fondata proprio da Maradei.

Attori professionisti e amatoriali hanno dato vita ad uno spettacolo di circa due ore che ha coinvolto il numeroso pubblico, partecipe dell’evento e non solo semplice spettatore. Il tradimento di Giuda, che per 30 denari ha venduto il Cristo, ha rappresentato l’emblema di una performance curata nei minimi dettagli e che sicuramente merita anche altri palcoscenici. L’apostolo infedele, pentito, viene circondato da donne vestite di nero che gli rimproverano la sua azione scaraventandolo sul pavimento della chiesa. Maradei ha saputo trovare il particolare nel tradizionale, e cioè tutte le scene, viste e riviste nelle forme più disparate, nella “Passio” sembrano inedite. Come quando la madre Maria viene informata della carcerazione del figlio, il Giovedì Santo, e si riversa sulla strada del Calvario. Ma prima di ciò, alcune donne la vestono di nero, con il velo: la Madonna Addolorata.

La rappresentazione è iniziata con il dominio della morte, una vecchia con la falce, che comanda su tutti: papi, senatori romani, cavalieri. Uomini potenti che si inchinano a lei. La sua figura aleggia per tutta la drammaturgia sino a scomparire dinanzi al Cristo in Croce che appunto vince la morte. Prima della crocifissione, il processo al Signore: da Caifa, Erode, Pilato. «Che cos’è la verità? – Chiede il procuratore romano a Gesù». Il vescovo di Cassano, don Francesco Savino, nel saluto finale, ha evidenziato come Maradei nel suo modo di comportarsi, rifiutando ogni tipo di compromesso, aveva trovato la verità.

Suggestiva la location per la Passione, una chiesa, e l’elemento novità per eccellenza, il dialetto calabrese usato nella recitazione accompagnata dalla musica in sottofondo di chitarra, violino. Il pubblico a stretto contatto con le scene, partecipa al dolore di Maria, al supplizio interiore di Giuda. Toccante il dialogo tra la Madonna Addolorata e l’artigiano che costruisce la croce. Maria gli chiede di non farla troppo pesante perché a portarla dovrà essere il figlio. L’artigiano, vive per un attimo, un conflitto interiore: sembra quasi piegarsi alle suppliche di una madre ma poi cede al sommo sacerdote che minaccia di crocifiggerlo al posto del Cristo qualora non rispettasse la commessa. La “Passio” è una vera funzione religiosa. Il maestro Maradei consegna un’opera unica.

Vincenzo La Camera

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