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In Calabria studenti della comunità ebraica di Roma. Tra cedro “sacro” e storia

In Calabria studenti della comunità ebraica di Roma. Tra cedro “sacro” e storia
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Che la Calabria fosse terra di agrumi è cosa nota ma forse non tutti sanno che i rabbini considerano il cedro calabrese il più puro e, dunque, da trecento anni, quello di più forte tradizione per celebrare il “Sukkot” (Festa delle capanne), avvenimento religioso che vuole ricordare la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto. Ad agosto inizia, infatti, a Santa Maria del Cedro, centro della costa tirrenica cosentina, la raccolta del frutto, che deve provenire rigorosamente da una pianta di almeno quattro anni, non innestata, perfettamente sana. Solo quelli pesanti circa ottanta grammi, completamente lisci, né troppo tondi né troppo a punta, possono essere usati per celebrare la festa di Sukkot, insieme alla palma da dattero, al mirto e al salice. Secondo la tradizione è stato Dio, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, a indicare a Mosè il cedro (Etrog) come una delle quattro piante da usare per la festa durante la quale vengono costruite, all’aperto, capanne con dimensioni specifiche e con particolari materiali.

Ed è proprio dedicato al “Cedro… viaggio nella memoria” il campo scuola tenutosi dall’8 al 12 maggio, nell’ambito delle iniziative per la promozione del turismo scolastico montano in Calabria, che ha coinvolto 116 studenti delle Scuole della Comunità Ebraica di Roma (Liceo e scuola Secondaria di I grado). Il campo scuola, curato da “I Viaggi dell’Arca”, tour operator specializzato nel settore, ha permesso ai ragazzi di conoscere il cedro calabrese e di visitare il campo d’internamento “Ferramonti” di Tarsia. Con i giovani studenti, insieme ai docenti e agli accompagnatori, anche Umberto Avraham Piperno, rabbino Emerito  per Napoli (Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia).

Oltre che un viaggio nella memoria, anche un soggiorno storico-naturalistico e ludico-sportivo legato al turismo ecosostenibile, che ha fatto conoscere le bellezze di diversi borghi interni del Parco Nazionale del Pollino (Aieta col suo palazzo rinascimentale; Grisolia con i suoi castagni giganti; Orsomarso con gli sport in Riserva; Papasidero con la grotta del Romito), senza tralasciare la gastronomia con i prodotti tipici locali appositamente preparati in modo da rispettare l’insieme di regole religiose che governano la nutrizione degli ebrei, ossia il “Kosher”.

Suggestivo il ritorno nel campo d’internamento di Ferramonti, per la prima volta dal 1945, del Sefer Torah, il rotolo del Pentateuco. Un evento reso possibile grazie a  Roque Pugliese, responsabile della Comunità ebraica di Napoli referente per la Calabria. A conclusione della visita,  per sottolineare il passaggio dalla morte alla vita, il canto dei deportati Ani Maamin e l’Inno di Israele Ha Tikva’h, la speranza bimillennaria.

«È stata un’esperienza formativa e molto emozionante – ha commentato uno studente -. Sono uscito da quel campo più ricco di valori e di conoscenze, più consapevole delle atrocità commesse sistematicamente nei confronti del nostro popolo e di altre comunità ed etnie durante la Seconda Guerra Mondiale».

Federica Grisolia

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