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Il ricordo di Satriani. «Sapeva raccontare i sacrifici di donne e uomini segnati dal tempo»

Il ricordo di Satriani. «Sapeva raccontare i sacrifici di donne e uomini segnati dal tempo»
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di Vincenzo Diego – Mi scrive il direttore di Paese24, poche righe di WhatsApp: “il professore Satriani è morto”. Incredulità, tristezza, dolore. Il Maestro, l’Amico di Oriolo, dell’Alto Jonio, della vicina Basilicata non c’è più. L’ultima telefonata qualche settimana fa, un po’ provato, ma sempre lucido, pieno di idee e progetti. Ora restano i ricordi, tanti, come i lavori portati avanti assieme a Luigi Di Gianni, Antonio Panzarella, Giovanni Percoco e altri amici di questa antica e nobile terra Calabro-Lucana. Uomo di cultura che sapeva parlare alla gente, pensava per la gente, dava voce alla gente, a tutti, nessuno escluso. “Ogni persona è unica, tesoro inestimabile per tutti”, diceva. “Grande testimone di civiltà e impegno civile”, come sottolinea in queste ore il maestro Rocco Abate. Amava il Meridione, il Sud, con tutte le sue contraddizioni. Sapeva raccontare il dolore, i sacrifici di donne e di uomini segnati dal tempo, ma sapeva indicare anche le tante strade che portano al riscatto sociale, al progresso civile di un territorio. Non dimenticherò mai la grande disponibilità, l’umiltà, l’umanità, la sensibilità. Un sorriso appena accennato e ti metteva a tuo agio. Cercava il dialogo con tutti. Aveva fame di capire, di sapere. Voleva cogliere le emozioni, le sfumature dei racconti di chi gli stava accanto. Parlava tanto, tanto, ma altrettanto era il tempo che dedicava all’ascolto.

Gioiva come un bambino quando lo si invitava a inaugurare un museo, una biblioteca, quando gli si chiedevano consigli. Non ha mai chiesto un euro di compenso. A Oriolo, anche grazie al Maestro antropologo Satriani (nella foto con Vincenzo Diego), tanto si è fatto: la Biblioteca, il Centro Studi Calabro-Lucano, la Casa delle Arti e delle Idee, la Casa della Cultura e altro ancora. Una stagione memorabile, un rinascimento culturale che ha portato entusiasmo tra i vicoli del paese, ma anche nelle località vicine. Tante le tavole rotonde, ma anche tante tavole con un buon bicchiere di vino, salumi, formaggi. “Qui c’è il lavoro della nostra gente”. Si avvicinava alla tavola con rispetto. Il formaggio, il vino, i biscotti tipici con l’anicetto selvatico erano degni rappresentanti della nostra cultura, delle nostre tradizioni, delle nostre radici, la sintesi del sacrificio della gente con la schiena curva, senza voce, ma con tanta dignità, voglia di fare e di riscatto. Quella tavola andava rispettata. Non era un semplice bicchiere di vino per il grande Maestro, era parte di una storia importante, la nostra… Vivande che si mescolavano, anzi diventavano un tutt’uno con i fogli di carta, computer, penne, matite, voci, sguardi.

Tanti i nomi attorno a quei tavoli, ecco qualcuno di questi: Antonella Accattato, Domenico Carelli, Franca Papparella, Vincenzo Toscani, Giorgio Delia, Rocco Abate, Leonardo Viafora, Antonio Pagano, Giuseppe Rizzo, Antonio D’Amico, Nicola Manfredelli. Quante serate a discutere, a cercare di capire il senso delle cose, ma soprattutto a dare un senso e forma alle tante idee. Il primo incontro a Palazzo Giannettasio, all’inaugurazione della mostra multimediale intitolata a Gerhard Rohlfs, curata dal professore Antonio Panzarella, “La Calabria contadina ai primi del novecento”, poi una cascata di eventi negli anni che lo hanno entusiasmato e inorgoglito come calabrese: “ Mai tanti eventi, tanti progetti in poco tempo in un piccolo paese”. Questo diceva. Era orgoglioso. Poi il PollinoDoc a Cersosimo, i tanti viaggi a Senise, nel centro storico e poi a Chiaromonte dall’amico Percoco. Amava profondamente la gente e il mistero racchiuso in ognuno. “Tutto parla, tutto ha un’anima, tutto ha una storia, le pietre, un albero di frutta, un filo d’erba”. Aprì il suo grande cuore a tutti noi, e così entrò a far parte della nostra grande famiglia. Sì, Luigi Maria Lombardi Satriani è un nostro concittadino, è uno di noi, uno dei nostri Padri nobili. Si sentiva parte di un progetto, parte di una nuova famiglia, e noi, oggi, tutti lo piangiamo come un figlio può piangere un padre che fino alla fine è stato protettivo e premuroso e che da sempre ha indicato la giusta via, il giusto cammino. A noi lascia i suoi pensieri, le sue attenzioni e una grande eredità, il Suo, il nostro “Centro Studi Calabro-Lucano”.

 

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