«Vado in Calabria a cercare lavoro». Giovane di Varese sogna di riportare le rose a Roseto
C’è ancora qualcuno capace di sognare? Forse si. Questa è la storia di un sogno, di un ragazzo come tanti, al quale però, a differenza di molti, si è accesa una lampadina che ha iniziato a fare luce su un’idea. Se la crisi aguzza l’ingegno, in questo caso ci troviamo di fronte ad un esempio lampante. Un ragazzo di 31 anni, nato nel profondo Nord, a Gorla Minore, nel varesotto, che un bel giorno, di passaggio, si innamora di un paesino dell’Alto Jonio cosentino, Roseto Capo Spulico. Rosario Benedetto, questo il suo none, anche di buon auspicio (poi scopriremo il perché), resta affascinato dal monumentale castello Federiciano e dalla rosa templare incisa sul portone. E Rosario inizia a farsi una domanda, semplice ma decisiva. «Perché questo paese si chiama Roseto Capo Spulico?» – «Il nome deriva dalle rose», gli risponde qualcuno.
Ma un visitatore, un passante, un turista che si ferma a Roseto, di certo non resta affascinato dalle sue rose. Non ci sono più i roseti. Come ad Amendolara non ci sono più le mandorle (Amigdalaria, l’antico nome del paese confinante con Roseto deriva proprio da mandorla). Da quel giorno Rosario ha un’idea fissa: riportare le rose a Roseto. Da quel giorno, all’incirca di un paio di anni fa, il giovane vive a Roseto. Ha messo una pietra sopra al suo vecchio lavoro fatto di contratti precari da steward con una compagnia aerea. Ha venduto la sua macchina e ha investito tutti i suoi risparmi per comprare un terreno di sei ettari in contrada della Monaca (tra Roseto e Montegiordano). Qui prenderà forma la sua idea, sostenuto da mamma Carla e papà Enzo (originario di Bisignano). Non ha voluto un terreno qualunque, Rosario, ma un posto da dove si potesse scorgere il “Castrum Petrae Roseti”, il castello eretto da Federico II di Svevia, lo “stupor mundi”.
E proprio tra lo stupore e lo scetticismo dei suoi amici questo ragazzo dalla Lombardia ha deciso di scendere al Sud, per «cercare lavoro in Calabria», sovvertendo le leggi della fisica sull’emigrazione. La sua idea imprenditoriale è complessa. Supportato da un tecnico, il dottor Rocco Arcaro di Roseto, il suo sogno ha cominciato a prendere vita diventando, per il momento, un progetto ambizioso, “Rosetum”, presentato anche alla Regione Calabria sfruttando il recente bando dei Pisl. «Ma io vado avanti anche senza finanziamenti pubblici», Rosario Benedetto, nei modi e nella gestualità, è sicuramente figlio di quell’Italia del Nord, ma in quanto a caparbietà sembra essersi già ben ambientato nell’Alto Jonio.
L’obiettivo è quello di ricreare, mediante un particolare innesto, la rosa autoctona del luogo, per dare vita così a dei roseti che dovranno estendersi lungo questi sei ettari e fare da contorno ad una struttura ricettiva e ad un originale “percorso del benessere” accompagnato da bungalow in legno e una biopiscina a forma di coppa, di quel Santo Gral che rievoca antiche leggende legate anche al castello di Roseto. Un progetto ad “impatto 0” per la natura, unico nel suo genere in tutto il Mezzogiorno d’Italia. E poi ancora un tracciato sportivo per praticare l’orienteering, orti botanici e un laboratorio di trasformazione delle rose per creare prodotti per il palato e per il fisico. Un’oasi di pace per i sensi e per lo spirito, circondata da rose, nel cuore dell’Alto Jonio cosentino, e aperta ad un turismo di qualità. Il sogno di Rosario sta per diventare realtà.
Vincenzo La Camera
Bravo e in bocca al lupo! Speriamo che l’esempio di questo giovane possa dare una mezza sveglia agli assai dormienti cittadini dell’Alto Jonio…non si stupisca il giovane imprenditore se vedrà invidia intorno a lui, è tipica dei nullafacenti delle nostre terre, ma se saprà guardarsi intorno vedrà che ci sono anche tanti imprenditori capaci e desiderosi di far crescere l’Alto Jonio come lui.
bravo rosario che benedetta sia la tua iniziativa e il tuo coraggio da imprenditore, speriamo che serva ad invertire la tendenza ad emigrare dai giovani della zona hai avuto un grande coraggio a scendere in calabria una regione fortemente trascurata dalle autorità tutte e dallo stato che l’ha usata sempre come serbatoio di manodopera per il nord italia e x l’europa, tu adesso le stai dando il coraggio necessario per riconciare auguri
Grazie! Grazie a Tutti per il calore ed i numerosi messaggi di condivisone di questo mio Progetto!
Desidero condividere con Voi, una domanda che in questi giorni molte persone mi pongono:
“ma detto tra noi, cosa ci vedi davvero in Calabria?” la mia risposta è Sempre la stessa, ovvero: “In questa terra ci vedo il FUTURO!!!”
Sono certo che questa mia “controtendenza, questa emigrazione al contrario” sarà carpita dai giovani…il futuro è nella natura, nel ritorno a queste splendide terre; lontano, lontanissimo dalle grige e cupe Città.
Se ti serve una biologa io sono disponibile! eheh
A parte gli scherzi!
Bravo Rosario e ti faccio un in bocca al lupo per tutto! E’ bello poter leggere di persone coraggiose come te, che un giorno decidono di dar un calcio alla vecchia vita e crearsene una nuova, certo, con non pochi sacrifici! Spero che la tua storia possa dare una svegliata a noi giovani meridionali.
È ora è sparito e nessuno dice nulla. Ha bleffato tutti! Dove’è finito? Come mai questo giornale non se ne occupa?
Non ho bleffato nessuno, state tranquilli, forse è successo qualcosa di grave, nessun soldo della regione Calabria speso, anzi rifiutati ogni singolo centesimo del più vinto, è successo tanto, Ma è proprio per l’amore della Calabria che non ne parlo!
Il sig. Ricucci ha sollevato delle perplessità e il sig. Benedetto ha risposto. Sulla vicenda non verranno convalidati altri post. Se il sig. Benedetto vuole raccontare a Paese24 i risvolti che lo hanno portato ad abbandonare il progetto che aveva intrapreso, sa dove trovarci. Saluti, La redazione
Grazie a tutta la Redazione di Paese24. Tenendo a precisare che il terminare (abbandonare) non mi appartiene.
Grazie a presto