Cassano, cresce fenomeno randagismo. “Salvazampe” pensa ad un rifugio per cani

A Cassano all’Ionio il fenomeno del randagismo dilaga. Interviene l’associazione “Salvazampe” che è nata sul territorio con lo scopo di operare in difesa degli animali e dei loro diritti e promuovere attraverso attività di volontariato l’educazione e il rispetto verso il mondo a quattro zampe.
“Gli scopi che si prefigge l’associazione” – ci dice la sua presidentessa Felicia Laurito – “sono molteplici: gestione di rifugi e qualunque altra struttura s’intenda come luogo di accoglienza, assistenza, cura e riabilitazione per tutti gli animali domestici o selvatici anche attraverso apposite convenzioni con privati o enti pubblici; nonché Intervenire concretamente contro randagismo e l’abbandono con politiche di sterilizzazione, soccorso, assistenza e ricollocazione degli animali randagi, abbandonati o maltrattati. “Intendiamo portare all’attenzione pubblica” – dice ancora la Laurito – “la drammatica situazione rimasta irrisolta sul nostro territorio che riguarda la piaga del randagismo al fine di sollecitarne una soluzione. Il problema c’è basta pensare che sono 65.000 i cani randagi in Calabria.
“Il nostro sogno?”- dice ancora – “è quello di realizzare un rifugio perché la nostra associazione è contraria ai canili tradizionali che sono spesso conseguenza delle nascite indesiderate ed ovviamente all’interno di questo rifugio un attrezzato laboratorio veterinario e l’anagrafe canina”. Per fare questo l’associazione Salvazampe si è fatta promotore di una raccolta di tappi di plastica, che possono essere venduti alle aziende che le riciclano utilizzando i proventi per finanziare la costruzione del rifugio Salvazampe e l’acquisto di medicine per gli animali da curare. Le idee, i progetti e la buona volontà c’è, l’associazione fa sapere di voler reclutare volontari e cercare fondi “poiché manca la voglia di operare o meglio di fare volontariato nel nostro territorio, manca la voglia di aiutare, da parte dei cittadini, le associazioni, che in questo caso vogliono promuovere il benessere sociale, e che invece spesso vengono viste in malo modo”.
Caterina La Banca