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“Je suis Charlie” a Rocca Imperiale. Fiaccole nel centro storico contro il terrorismo

“Je suis Charlie” a Rocca Imperiale. Fiaccole nel centro storico contro il terrorismo
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foto fiaccolata“Je suis Charlie”. Anche a Rocca Imperiale, ieri (domenica 11 gennaio), si è alzato forte questo messaggio, partito come hashtag sui social network, ma diventato il simbolo di una tragedia. Anche Rocca Imperiale, un puntino dell’Alto Jonio in un mondo che piange la morte di 12 persone, uccise nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo (più altre quattro persone tra gli ostaggi di un supermercato), ha mostrato la sua vicinanza alle vittime, colpite da chi ha fatto fuoco al grido di «Allah è grande». Due fratelli Cherif e Said Kouachi, e Amedy Coulibaly, che volevano «vendicare il profeta» dopo la pubblicazione di alcune vignette considerate irrispettose.

Ieri una grande marcia – la più grande della storia della Francia – è stata la risposta del mondo al sangue. Oltre due milioni di persone si sono radunate in Place de la Republique, a Parigi; presenti, inoltre, capi di Stato e di governo europei e internazionali.

E una fiaccolata è stata anche la risposta di Rocca Imperiale, un paese così lontano dalla Francia, ma vicino contro violenza, intolleranza, e fanatismo religioso. Un gruppo di cittadini, dopo aver lanciato l’idea su Facebook, si è riunito spontaneamente e ha sfilato per le vie del centro storico. Senza differenze di cultura, religione, colore della pelle, accompagnati solo dalla luce, e da un unico messaggio di accoglienza, dialogo e tolleranza. Quella luce che rappresenta la coscienza civile, l’unica che può rendere migliore il mondo, e che ricorda le dodici vittime uccise dai terroristi, i cui nomi sono stati letti durante la fiaccolata. Per ogni nome una storia, un volto, una famiglia. Un’emozione scalfita dalla paura, percepita attraverso gli occhi di un cittadino francese di origini rocchesi, da anni residente in Francia, che era presente con la sua fiaccola al fianco di chi ha perso la vita per aver espresso la propria libertà e aver usato, come unica arma, una matita.

Federica Grisolia

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