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Beni culturali dell’Alto Jonio alla ricerca di una bussola

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Polo "Tra Sybaris e Laos" nuova opportunità per il territorio

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Si torna a parlare dell’immenso patrimonio paessaggistico-culturale a disposizione dell’Alto Jonio cosentino, di cui purtroppo soltanto una piccolissima parte oggi è accessibile ai fini turistici. Il seminario di formazione-informazione è stato organizzato dal neonato Polo tecnico-professionale “Tra Sybaris e Laos” coordinato dal professor Paolo Gallo in collaborazione con l’Ipsia di Trebisacce, partner del polo, guidato dal dirigente scolastico Leonardo Viafora. Il Polo “Tra Sybaris e Laos” fa tappa così anche nella scuola di Trebisacce nel suo tour di presentazione sul territorio e specialmente in quegli istituti scolastici partner di questo progetto di sviluppo turistico che mira a collegare la scuola con le realtà imprenditoriali del territorio per offrire opporunità lavorative ai ragazzi, interazione tra le aziende partner, tutto a beneficio di una crescita rapida in chiave turistica e quindi di offerta e accoglienza al passo con i tempi per il visitatore.

Nello specifico sabato mattna nell’aula magna dell’Ipsia di Trebisacce si è parlato di Beni Culturali dell’Alto Jonio e della possibilità di creare itinerari turistici legati appunto a queste bellezze architettoniche e paesaggistiche. Dopo il saluti del dirigente scolastico padrone di casa e del vice preside Piero De Vita, è toccato a Paolo Gallo, direttore del Polo, illustrare le finalità di questo polo tecnico professionale, finanziato dalla Regione Calabria. Il Polo che intende sostenere ogni iniziativa culturale sul territorio, dal Tirreno allo Jonio passando per il Pollino, si farà promotore anche e sopratutto di nuove operazioni turistico-culturali per stimolare un territorio che per troppi anni i è cullato sulle sue potenzialità. Previsti stage in Italia e all’estero per gli studenti, con la visita anche all’Expo di Milano.

Ospite della giornata il professore Giuseppe Roma, docente universitario di Archeologia Cristiana presso l’Università della Calabria e originario di Castroregio. Il professor Roma conosce bene il territorio dell’Alto Jonio cosentino, la sua storia archeologica, paesaggistica e culturale. E nella sua breve lezione, rivolta anche e sopratutto agli studenti presenti in sala, ha snocciolato comune per comune i beni culturali del territorio tra ruderi greci, romani, longobardi e bizantini, chiese, antichi tratturi, resti di monasteri, tradizioni arbereshe e castelli a metà tra normanni, aragonesi e svevi. Come gli scavi archeologici di Amendolara, scoperti dal medico-archeologo Vincenzo Laviola negli anni ’70 e mai valorizzati. Il professore Roma ha insistito sul concetto che prima di “vendere” un prodotto turistico, questo deve essere conosciuto dagli autoctoni, cosa che il più delle volte non accade. Quanti cittadini dell’Alto Jonio conoscono la storia delle bellezze di cui sono circondati? E sopratutto quanti amministratori dell’Alto Jonio sono consapevoli dell’enorme patrimonio presente nei loro comuni?

Alla luce di questo, rifugiarsi nella storiella della mancanza dei collegamenti stradali, ferroviari, aerei che bloccherebbe lo sviluppo turistico, lascia davvero il tempo che trova. Qualora si riuscisse a creare un’offerta turistica degna di questo nome, le infrastrutture, se necessarie, arriverebbero. Lo stimolo deve partire dai privati che devono necessariamente capire l’importanza della cooperazione. «A Siena – invita a riflettere il professore Roma – non arriva l’autostrada, la stazione ferroviaria è poco più che locale, e non c’è nemmeno l’aeroporto. Eppure c’è un turismo di qualità. Paradossalmente – continua – l’unico periodo in cui la Sibaritide ha goduto di un vero turismo è stato nel 1700-1800 quando giovani da tutto il mondo venivano a vedere i resti della Magna Grecia. E non c’erano autostrade e aeroporti». Per questo motivo la Sibaritide, con annesso l’Alto Jonio, deve assolutamente ritrovare la sua identità per poter, in seguito, essere in grado di costruire un’offerta turistica concordata puntando su prodotti tipici, natura e beni culturali. Oggi l’80% del turismo si dirige verso posti già noti. La Calabria del Nord risulta sconosciuta ai più perchè negli anni non ha saputo distinguersi per qualcosa di orginale, ma ha inseguito un turismo commerciale che si fa già (e meglio) altrove. Solo realizzando un “pacchetto” caratteristico e identitario di questi luoghi si potranno intravedere delle reali velleità turistiche, altrimenti si resterà sempre inchiodati all’anno zero.    (foto cappella Annunziata, Amendolara)

Vincenzo La Camera

 

 

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