Cerchiara in festa per la Madonna delle Armi
Si è rinnovato anche quest’anno l’appuntamento con la tradizionale festa di Santa Maria delle Armi. Sabato (25 aprile) tantissimi devoti si sono recati al santuario che sorge nel territorio di Cerchiara, alle pendici del monte Sellaro, su un antico sito monastico bizantino, per onorare la Vergine con il bambino, “scolpita” nella pietra, che oltre un secolo fa (nel 1846) – secondo la tradizione religiosa – salvò il raccolto messo in pericolo dalla calura. Fu così che, il 25 aprile di quell’anno, i fedeli organizzarono una processione per chiedere l’intervento della Madre di Dio.
E la processione resta uno dei momenti più suggestivi. Dopo la messa solenne, celebrata nel piazzale antistante la chiesa e presieduta dall’amministratore diocesano, mons. Francesco Di Chiara, la Sacra Pietra, adornata con la corona d’oro e la collana di rubini, è stata accompagnata – seguita dalla “cinta” di candele offerta dai devoti di Castrovillari – con canti solenni lungo i sentieri montuosi, per poi far ritorno al Santuario.
Sabato, oltre alla presenza di tantissimi fedeli e istituzioni (tra cui il sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno), erano presenti anche una trentina di giornalisti, provenienti da tutta Italia, per il primo educational tour organizzato dal Gal Alto Jonio “Federico II”.
Dopo la processione, la tradizione vuole che si pranzi nei boschi, accompagnati dal suono di musiche tipiche. Nel pomeriggio, la divina liturgia celebrata con il rito greco-bizantino. Tanta la partecipazione dei fedeli che hanno affollato il luogo di culto con profonda devozione, festeggiando la Santa Vergine, tra preghiera e tradizione.
Federica Grisolia
Secondo l’antica leggenda, tutto iniziò nel 1450 tra i boschi del monte Sellaro, durante l’inseguimento, da parte di un gruppo di cacciatori di Rossano, di una cerva. Dopo un’estenuante corsa, l’animale, deciso a sottrarsi alla vista dei suoi inseguitori, si rifugiò in una grotta e fu qui che avvenne il prodigio. La cerva, improvvisamente scomparsa, lasciò il posto a due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, sorpresi dall’evento, decisero di portare le tavolette nella loro città, ma queste sparivano per essere sempre ritrovate nel luogo del loro rinvenimento. Nella grotta venne edificata, così, una piccola cappella che le custodisse, ma durante i lavori avvenne un secondo prodigio. Uno degli scalpellini ruppe con un colpo deciso una pietra ovale, inservibile al suo scopo, che gli capitava sempre tra le mani: la pietra si aprì in due e nelle facce interne comparvero da un lato l’immagine della Madonna con il Bambino e dall’altra San Giovanni Battista. La prima è da quel momento custodita in una cappella all’interno della chiesa, la seconda venne trafugata e, secondo la tradizione, trasportata a Malta.