Castrovillari, “Primavera dei Teatri”. Gli spettacoli della seconda giornata
Seconda giornata domani (sabato 30 maggio) in compagnia di Primavera dei Teatri, festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea, ideato e organizzato dalla compagnia Scena Verticale.
Si parte alle 15 con l’incontro “La programmazione regionale dei fondi comunitari 2014/2020 per il settore cultura”, organizzato in collaborazione con il Peperoncino jazz Festival. L’incontro vuole offrire un’occasione di conoscenza e di approfondimento della prossima programmazione regionale dei fondi comunitari in ambito culturale e contribuire all’apertura di un dibattito tra l’Amministrazione regionale e gli operatori del settore per tracciare le linee di sviluppo dei prossimi anni. Parteciperanno all’incontro rappresentanti dell’Amministrazione regionale, direttori delle principali istituzioni culturali regionali, fondazioni, eventi, teatri, musei, associazioni.
Tre gli spettacoli in programmazione al festival: alle, 19 nella sala 14 del Protoconvento, Scena Verticale mette in scena Polvere. Dialogo tra un uomo e una donna (prenotazione obbligatoria) di Saverio La Ruina. “Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco.” Uno spettacolo che indaga i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce.
Alle 20.30, al Teatro Sybaris, in anteprima nazionale, Fibre Parallele propone La Beatitudine, di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo. In vita ricerchiamo la nostra beatitudine e alcune volte essa passa attraverso il sesso. Siamo disposti a correre rischi incalcolabili pur di raggiungere quello stadio estatico che dura così poco, ma che riesce a nutrire il nostro corpo e il nostro animo di una felicità che moltiplica la nostra gioia di vivere. Una storia in bilico tra reale e irreale, tra tangibile e immaginato, tra materia e pensiero. Una storia di una generazione segnata dall’insoddisfazione e dall’infelicità, che confonde la realtà e la finzione e va inconsapevolmente dritta verso la distruzione. Il teatro stesso è continuamente esposto alla gogna della finzione e per questo, in questi anni dominati dall’iper-realismo, è in pericolo: credere ad un attore che recita è faticoso e, in alcuni casi, è diventato superato, inattuale. Ma quel teatrante che si agita sul palco, come preso dalla morsa di una tagliola, ha il potere di trasformare la percezione della realtà di un gruppo di persone che continua a darsi appuntamento in luoghi chiamati teatri per provare a sentire insieme le stesse cose.
Alle 22, nella sala 14 del Protoconvento, Permàr/Archivio diaristico nazionale/dueL/la Piccionaia presentano, in prima nazionale, Milite ignoto. Quindicidiciotto (prenotazione obbligatoria) di Mario Perrotta. Il racconto del primo, vero momento di unità nazionale. Nelle trincee di sangue e fango della prima guerra mondiale veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta, accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Il racconto dell’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi – anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso – il milite divenne, appunto, ignoto, dimenticato in quanto essere umano che ha un nome e un cognome. E una faccia, e una voce. Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa ignoto, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo”, dove guardare negli occhi chi sta per colpirti a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. Attraverso una lingua d’invenzione nata dal mescolamento di tutti i dialetti italiani, uno spettacolo che esalta le piccole storie di singoli uomini che hanno vissuto quei tragici eventi per gettare altra luce sulla grande storia.