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Trebisacce, irregolari i corsi per operatori sanitari? Dall’Asp nessuna autorizzazione

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Corsi di formazione per O.S.S. (operatori socio-sanitari): sono irregolari e quindi fuori-legge per assenza delle necessarie autorizzazioni ? Così sembrerebbero quelli organizzati presso l’ex presidio sanitario di Trebisacce a giudicare dalle comunicazioni provenienti dalla Direzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale la quale, in risposta agli interrogativi posti da alcune sigle sindacali, in una nota ufficiale sottoscritta dalla dottoressa Luciana Aloe in qualità di “Referente” e dall’avv. Carlo Baldini in qualità di direttore di U.O.C. Affari Generali, ha comunicato all’interrogante sindacato, e per conoscenza al Direttore Generale dottor Raffaele Mauro, che:

bbb«Agli atti non risulta alcuna Delibera di approvazione di convenzioni per corsi e/o tirocini per il conseguimento del titolo di O.S.S. da svolgersi presso la struttura dell’ex ospedale di Trebisacce». Eppure risulta che presso il “Chidichimo”, e quindi all’interno della struttura sanitaria, forse anche in violazione della “privacy” dei pazienti, sono stati svolti due corsi, di teoria e di pratica, per O.S.S. a cui hanno partecipato oltre 150 aspiranti-infermieri a cui è stato richiesto il versamento di 2.100 euro per O.S.S. (operatore socio-sanitario) e 1.000 euro per O.S.S.S. (operatore socio sanitario specializzato), con la prospettiva di poter essere assunti presso ospedali, cliniche pubbliche e private, strutture sociali, case di riposo, comunità terapeutiche, centri di riabilitazione, residenze protette, centri di accoglienza e centri di recupero sociale.

Normale quindi l’interesse e la massiccia partecipazione di tanti giovani e meno giovani che, intravedendo la possibilità di trovare un posto di lavoro fisso in un settore scoperto per il protrarsi nella sanità pubblica del blocco delle assunzioni. Blocco delle assunzioni che finora, almeno in Calabria, ha portato anche al divieto di effettuare corsi di formazione. E forse è stato proprio questo particolare a spingere qualcuna delle organizzazioni sindacali di categoria più solerti ad interrogare l’azienda sanitaria sulla “stranezza” che si tenessero corsi di formazione professionale «essendo la scrivente ferma – si legge nella nota sindacale – alla Circolare regionale che impedisce lo svolgimento di corsi accreditati in altre Regioni ma da tenersi in strutture della regione Calabria, profilandosi, – secondo questa sigla sindacale – in assenza delle relative autorizzazioni, l’ipotesi di reato.

Pubblicazione1E’ infatti preoccupazione di questa organizzazione sindacale – si legge in conclusione nella suddetta nota – che i partecipanti a detti corsi, che hanno versato una cospicua somma, siano totalmente garantiti, avendo avuto assicurazioni sulla validità dei corsi per il solo fatto che essi si svolgono in una struttura sanitaria di questa azienda». E’ troppo presto ovviamente per arrivare a facili conclusioni anche perché pare che gli organizzatori dei Corsi vantino delle autorizzazioni rilasciate da strutture periferiche dell’Asp. La richiesta di spiegazioni avanzata dai sindacati. e la chiara risposta dell’azienda sanitaria pare abbia comunque dato il via ad una serie di approfondimenti destinati a fare luce sull’intera vicenda, con la speranza che i corsisti non debbano rimetterci, oltre al fantomatico posto di lavoro, anche il gruzzolo di risparmi che gran parte di loro ha pagato e continua a pagare a rate. Pare comunque che alcuni degli stessi corsisti, per cautelarsi, si siano già rivolti alle Forze dell’Ordine.

Pino La Rocca

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