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Rocca Imperiale, dalla scuola un grido di speranza: «Essere mafiosi non conviene»

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Dall’Istituto Comprensivo di Rocca Imperiale giunge forte il grido di speranza “No alla Mafia”, che in una terra come l’Alto Jonio, probabilmente ancora non contaminata del tutto dal potere dei clan, può significare “No ai comportamenti mafiosi”, i quali sono presenti in tutte le comunità grandi o piccole che siano.

“Vite Legali” è il progetto che la scuola del “Paese dei Limoni e della Poesia”, guidata dalla Dirigente scolastica Maria Saveria Veltri, ha promosso nel corso di questo anno scolastico conducendo una parte degli allievi, alla scoperta del Sud della Calabria, vero scrigno di tesori, ma anche roccaforte della ‘Ndrangheta. Gli studenti accompagnati dal Dirigente vicario Franco Gerundino e dal project manager dell’attività Vincenzo Santagada hanno visitato Reggio Calabria, Scilla, Bagnara, Gioia Tauro, Paola, il Parco Nazionale dell’Aspromonte e Messina, toccando così anche la Sicilia. Ospitati per otto giorni presso una struttura ricettiva di Melìa di Scilla (Rc).

Giovedì mattina a Rocca Imperiale si è svolto l’appuntamento conclusivo di questo percorso incentrato sulla legalità per fare il resoconto di quanto svolto e realizzato. Il progetto si è snodato lungo sei moduli che hanno interessato 140 allievi, coinvolgendo per un modulo anche la sezione staccata di Canna. Presenti alla giornata “contro la mafia”, che ha avuto come partner organizzativo l’Anas – sezione Protezione Civile Alto Jonio (con presidente il professor Franco Gerundino), oltre ai docenti e ai ragazzi dell’istituto, anche il sindaco di Canna Alberto Cosentino con il suo vice Paolo Stigliano; il presidente del Consiglio comunale di Rocca Imperiale Emilio Parrotta; i rappresentanti della Guardia di Finanza di Montegiordano con il comandante Domenico Allevato; il consigliere provinciale Giuseppe Ranù. Mentre al tavolo dei realatori, assieme alla Dirigente Veltri anche il project manager Santagada e l’avvocato Alfonso Rago.

Il dottor Santagada ha relazionato sullo svolgimento del progetto, soprattutto da un punto di vista tecnico, mettendo in risalto come la scuola di Rocca Imperiale pur non ricadendo in un territorio ad alta densità mafiosa è riuscita a rientrare in questo percorso mettendo in campo altre peculiarità, come: la collaborazione con l’Amministrazione comunale e con le altre realtà territorio; l’inserimento di personale precario e il coinvolgimento delle sezioni staccate. La scuola è riuscita a fare rete, insomma, coinvolgendo tutta la comunità istituzionale e sociale.

«Per ribellarsi alla mafia e ai comportamenti mafiosi – ha sottolineato l’avvocato Rago – è sufficiente fare il proprio dovere, rispettare le regole all’interno del proprio ambito lavorativo o di formazione e denunciare tutti quei comportamenti, anche piccoli, che possono alimentare la pianta dell’illegalità». Diceva Corrado Alvaro, noto poeta originario proprio di San Luca (Rc), il fortapàsc della Calabria mafiosa: «La disperazione di una società è che vivere onestamente possa non servire a nulla». Ma la battaglia culturale, che deve essere necessariamente alla base di una ribellione civile contro il malaffare, deve insistere invece sul concetto che «essere mafiosi non conviene». La legalità alla lunga paga sempre.

E tra i banchi del Comprensivo di Rocca Imperiale pare proprio che questo messaggio non sia caduto nel vuoto. Lo hanno testimoniato anche le tante domande degli alunni ai relatori. La lotta alla mafia deve coinvolgere tutti. Non soltanto i magistrati e i giornalisti coraggiosi; le forze dell’ordine o i preti di strada. Ma principalmente tutti i cittadini, soprattutto in quei territori in difficoltà economica dove la mafia recluta la sua manovalanza tra giovani disperati. Ultimamente le forze dell’ordine di concerto con le rispettive Procure hanno fatto terra bruciata attorno a numerose “famiglie”. Tanti capi clan sono finiti in manette. Tanti beni confiscati. Tanta gente, giorno dopo giorno, trova il coraggio di ribellarsi al pizzo e allo strozzinaggio. «Essere mafiosi non conviene».

Vincenzo La Camera

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