Denise. Accertamenti su ragazza in Calabria. Lei: «Non sono io la bimba scomparsa»
Ha 19 anni, i capelli rosa, i tratti italiani e parla con accento meridionale. Vive a Scalea. E si chiama Denise. E’ su questi elementi che si è poggiata la speranza di risolvere il caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa quando aveva quattro anni da Mazara del Vallo, nel 2004 (nella foto sotto). Una speranza durata lo spazio di poche ore, a quanto pare. A negare di essere la Denise siciliana è stata la stessa 19enne. Raggiunta da alcune televisioni – riferisce l’agenzia Ansa – ha smentito categoricamente di essere la bambina scomparsa. “Non sono io Denise” ha detto decisa ai giornalisti.
“Non sono io la bambina – ha aggiunto – mi spiace per la famiglia. Sarebbe stata una bella notizia se fossi stata io e mi avessero trovato dopo tanto tempo ma non sono io, non sono io e basta. Ho avuto una vita abbastanza travagliata ma per fatti miei non perché mi ricollega alla vita dell’altra ragazza scomparsa. Mio padre è morto, mia madre invece no ma con lei non parlo da tanto tempo. Sono nata in Romania, mi dispiace ma non sono io”. La ragazza si è anche detta disponibile al test del Dna se “serve per potere confermare ulteriormente che non sono la ragazza che cercano”.
A fornire ai carabinieri di Scalea la descrizione della 19enne per la sua somiglianza a Denise, è stata una parrucchiera del posto che non appena l’ha vista ha subito pensato alla piccola. La signora ha incontrato la giovane per poco tempo, nel suo negozio, ma alcune informazioni riferitele e la piccola cicatrice sulla guancia, simile a a quella di Denise Pipitone, sono bastati per far sorgere il sospetto. Del fatto è stato informato anche l’avvocato Giacomo Frazzitta che da anni assiste la madre di Denise, Piera Maggio. L’avvocato, ovviamente, non si è sbilanciato, anche perché, si è limitato a dire, “la Procura con noi non parla, è un muro”.
Ai carabinieri di Scalea la giovane ha fornito i nomi dei genitori e altre informazioni utili a ricostruire il proprio passato. Con gli elementi raccolti, i carabinieri hanno redatto un’informativa che hanno inviato alla Procura di Marsala. Spetta ai magistrati siciliani decidere se effettuare una comparazione del Dna.
Redazione