“Malversazioni tardive”. Poesie legate al filo della memoria

di Federica Grisolia
E’ un modo per poter leggere sé stesso la pubblicazione dell’opera “Malversazioni tardive” per Silvano Loppoli, autore nato a Piazzola sul Brenta (Padova), dove vive e conduce attività imprenditoriale. «Malversare significa appropriarsi indebitamente di cose altrui. Per certi aspetti, quindi, è una definizione della poesia, se e quando viene posseduta esclusivamente dall’autore senza ricadere sulle relazioni che hanno contribuito a farla nascere. E’ il mio caso. Scrivo troppo tardi per tutto: età, convinzioni, significati, futuro. Sono pensieri sparsi che ricordo a me stesso, sia pure in una cornice letteraria. Tuttavia, non è un solipsismo che affonda nella solitudine, perché sa alimentare i ricordi, ma senza nessuna pretesa». La silloge, disponibile anche in e-book, arricchisce la collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore.
Una raccolta quasi impersonale, in cui manca anche una minima consecutio temporum che stabilisca qualsiasi contesto, se non quello di avere gettato, alla rinfusa e nel corso degli anni, numerosi fogli dentro lo stesso cassetto. «Il sottotitolo “gli amici che non ho avuto” – spiega l’autore nella sua Introduzione – sta fra la dedica e l’excusatio non petita. A dire il vero, nella mia vita i migliori amici con cui condividere il medesimo cielo sono stati i cani, sotto tutti i punti di vista». I versi sono sospesi a un filo della memoria, in cui la scrittura riveste un ruolo importante, poiché dai ricordi possono nascere parole che fanno rivivere un colore, un’emozione o una fantasia, mettendo insieme la totalità dell’uomo con le sue passioni, gli eventi, i sentimenti. «Allora si possono identificare e condividere delle autentiche categorie che vanno ben oltre la singola circostanza e che fanno bastare a sé stessi perché permettono di valicare il tempo, conoscere l’uomo Galileo, l’artista Caravaggio o un’anziana che vive nella sua semplicità in una grigia periferia».
Le liriche, scritte con un linguaggio elaborato, scorrono con musicalità in maniera quasi inafferrabile, a voler rappresentare quella scintilla della creatività che in quel momento ha ispirato l’autore. «Silvano Loppoli, nella raccolta “Malversazioni Tardive” – scrive, nella Prefazione, Hafez Haidar, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura e noto anche per la traduzione dall’arabo del famoso libro “Le mille e una notte” – ci conduce per mano attraverso un percorso di esplorazione degli arcani e delle meraviglie del cosmo, con l’intento di farci conoscere il pensiero e le opere di illustri personaggi del mondo delle scienze, della filosofia e della letteratura».
Per il poeta, la scrittura è realtà e fantasia che si intrecciano in modo indissolubile esattamente come la nostra vita. Il probabile, l’improbabile, il miracolo, il verosimile, l’inverosimile, il voluto, lo sperato. Tutto confluisce nella scrittura. «Fare poesia non è soltanto scriverla, quanto soprattutto recepirla, condividerla con pesi e sfumature diverse che possono trascendere le intenzioni stesse dell’autore. La razionalità viene superata dall’evocazione, dalle suggestioni, da un appagamento che non sarà mai contabilizzato». Il lettore viene sospeso tra il materiale e l’immateriale da cui l’autore viene ispirato. «Per la precisione – spiega Loppoli – la chimica che parla nella sua fenomenologia; la fisica come disegno vivo che genera parole nella visione di altri mondi e nel nostro vivere quotidiano, che nasconde un’infinita magia ben oltre il consueto. E, in mezzo a tutto questo, noi e chi è già passato, come parte inscindibile del tutto che lega il tangibile con l’effimero e poi con l’infinito». Con animo sensibile, il poeta accompagna verso un’oasi di pace, senza mai dimenticare i tempi passati. Il messaggio finale della sua silloge al lettore è come una missione: «Trasmettere qualcosa che io ho provato o ricordato e che entri in relazione con il suo animo, un moto che abbia luce diversa eppure affine. Istanti differenti eppure riconosciuti nella loro origine, accenti di meraviglia verso noi stessi nel grande viaggio che è la vita».