Frascineto ricorda il patriota albanese Scanderbeg con la tradizionale Vallja
Ieri (22 aprile ndr) a Frascineto si è ripercorso, con canti, balli e una drammatizzazione teatrale, la storia del condottiero e patriota albanese Giorgio Castriota Scanderbeg (1405 -1468), l’eroe che resistette per 25 anni ai tentativi di conquista dell’Impero turco ottomano e della diaspora albanese, avvenuta tra il XV e il XVIII secolo in seguito alla morte dell’eroe nazionale e alla conquista dell’Albania da parte dei turchi ottomani. In Calabria sopravvivono numerose comunità arbëreshë che conservano tuttora il rito greco-bizantino e l’antico idioma. La Vallja sopravvive ancora a Civita e Frascineto, nel versante Calabrese. Le Vallje di Frascineto, rappresentano nell’area del Pollino una delle più interessanti manifestazioni della cultura Arbereshe. Con alti e bassi tra un anno e l’altro, può coinvolgere dalle decina fino alle centinaia di persone che sin dalle prime ore del martedì successivo alla Pasqua, si preparano indossando i vecchi e nuovi costumi tradizionali. Le Vallje sono gruppi spontanei di circa 10 elementi o più che tenendosi per mano, o mediante un fazzoletto, camminano per le vie del paese intonando canti in lingua Arbereshe.
I testi della Vallja sono antichi, e di difficile comprensione specie per i più giovani. I canti intonati la sera del martedì di Pasqua sono principalmente tre. Il primo è una rapsodia molto antica, probabilmente originaria del XV secolo. Narra di una famiglia ricca ed importante dell’Albania, con nove figli maschi ed una sola femmina, Jurendina. Questa rapsodia si fonda sul concetto della Besa, cioè la parola data, che è concetto fondamentale nella cultura e nella legislazione albanese. Sul far della sera si canta invece una Rapsodia che narra le gesta del condottiero albanese Scanderbeg e della battaglia di Kruja. Le gesta vengono evocate oltre che con il canto attraverso una sorta di danza con giri e movimenti concentrici, mediante i quali si intrappola alcuni passanti che, in guisa di ostaggi devono offrire da bere all’intera Vallja come riscatto per essere liberati. La giornata può anche proseguire tutta la notte con serenate, passando per le varie case del paese. La cosa che più colpisce di questo popolo è il loro attaccamento alle origini, il modo mediante il quale portano avanti questa tradizione con impegno e dedizione, trasmettendo alle nuove generazioni l’amore per la storia dei loro avi.
Veronica Iannicelli