Sibari, continua la pulitura degli scavi archeologici. «Fine lavori entro l’autunno»
Intervista al direttore del Parco
Entro il prossimo autunno il parco archeologico dell’antica Sibari verrà restituito all’umanità. Ad affermarlo è il direttore dello stesso complesso archeologico, il dottor Alessandro D’Alessio.
A che punto sono i lavori di ripristino e fruibilità degli scavi archeologici, che, ricordiamo, essere stati interessati dall’esondazione del fiume Crati nel gennaio 2013?
“Si conta di finire, anzi si deve terminare entro l’autunno prossimo, ma in primavera la Soprintendenza è intenzionata ad aprire al pubblico, in sostituzione di quella di Parco del Cavallo attualmente chiusa, l’area di Casa Bianca, dove sorge il santuario delle Divinità Orientale recentemente portato alla luce e altre strutture di epoca sia thurina che romana.
Che tecniche lavorative si stanno utilizzando?
Per le trincee drenanti si stanno utilizzando tecniche altamente sofisticate, sia in fase preliminare all’intervento come indagini geofisiche, carotaggi, scavo archeologico stratigrafico sia in fase di realizzazione quali inserimento di tubi drenanti e vasche di raccolta dell’acqua. Stanno lavorando fianco a fianco archeologi, ingegneri, architetti, restauratori.
Che attività si possono fare per pubblicizzare il territorio e il tesoro archeologico?
Personalmente ritengo che valorizzazione e promozione dei siti archeologici e non solo della Sibaritide e costa ionica, come di qualunque territorio, non possano che passare attraverso azioni di sistema, di rete e integrazione dei vari contesti in un quadro appunto complessivo e territoriale.
Questa la novità che dal primo gennaio 2016, infatti, il drenaggio dei siti archeologici sibariti sarà garantito dalle “trincee drenanti” mediante una serie di pompe idrovore che aspirano 24 ore su 24 e permettono all’area archeologica di Sibari, collocata sotto il livello del mare, di essere sempre asciutta. Sibari sarà il primo sito archeologico a utilizzare questo metodo. Un intervento di circa 3 milioni e 600 mila euro finanziato anche questo con i Poin all’interno di una progettazione molto più ampia che prevede sul sito archeologico di Sibari un investimento di ben 18 milioni di euro. Trincee drenanti e delle opere di riqualificazione e valorizzazione funzionale del Parco Archeologico di Parco del Cavallo”. Interventi che prevedono anche i lavori di “sfangamento dell’area archeologica”, cioè la ripulitura dei cinque ettari di area archeologica ricoperti da fango e detriti dal 18 gennaio 2013 quando il Crati ruppe gli argini e allagò, con circa 200 mila metri cubi di acqua, cinque ettari di Parco archeologico.
Tra i 18 milioni vi sono anche i lavori per la realizzazione dei nuovi depositi e di una nuova unità museale, il cosiddetto modulo Ippodameo, i lavori di completamento del nuovo modulo “Wallach” e i lavori di ristrutturazione e di riallestimento dell’area di Oasi Casa Bianca.
Caterina La Banca