Da Oriolo segnali per un turismo di qualità. Presentate le De.Co., possibile strumento di sviluppo
I piccoli borghi dell’Alto Jonio (cosi come quelli della maggior parte d’Italia), ormai abbandonati dal Governo nazionale cercano di aggrapparsi a tutto pur di sopravivvere e rilanciarsi. Nell’Alto Jonio cosentino in particolare ormai da qualche tempo sembrano individuati i due settori su cui puntare e cioè agricoltura e turismo. E nonostante le idee appaiano ancora confuse, c’è qualche pioniere che sta provando quanto meno a lanciare qualche segnale. Ad Oriolo venerdì sera sono state presentate, nel corso di un dibattito in piazza organizzato dall’assessorato al Commercio, Artigianato, Attività Produttive, guidato da Vincenzo Brancaccio, le De.Co. (Denominazioni Comunali), individuate nel capretto, nell’olio e nei taralli. L’enograstronomia di qualità potrebbe essere il grimaldello per uscire dall’isolamento creando attorno alla buona tavola, che non conosce crisi, un indotto turistico di altri servizi griffati “Made in Italy”.
A discutere di questa possibilità sono intervenuti, moderati dall’autore dell’articolo, i consiglieri regionali Orlandino Greco e Mauro D’Acri; il già consigliere regionale Gianluca Gallo; l’agronomo Rocco Arcaro; il presidente della Pro Loco Renato Simonelli; il sindaco di Oriolo Giorgio Bonamassa e i consiglieri comunali Vincenzo Brancaccio e Domenico Bonamassa; il presidente del Consiglio comunale Alfredino Acciardi. Il consigliere regionale Greco è fautore di una proposta di legge presso la Regione Calabria sulla Dieta Mediterranea, già patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2010. Questa iniziativa, da quello che ha spiegato lo stesso Greco, dovrebbe servire a tutelare i prodotti d’eccellenza calabresi dall’invasione dei fake che a lungo andare rischiano di danneggiare il mercato e l’immagine di una regione. Le idee e le proposte potrebbero anche esserci nel comparto agricolo-turistico ma senza un adeguato accesso ai finanziamenti si rischia di restare sempre all’anno zero. A tal proposito il consigliere regionale D’Acri ha descritto brevemente quello che dovrebbe essere il nuovo Psr 2014-2020, sgombrando il campo però da facili illusioni e ribadendo la necessità di finanziare soltanto i progetti di valore. Altrimenti si continua a cadere nel solito errore di elargire denaro a pioggia, cercando di accontentare un po’ di tutti, per il solito tornaconto elettorale.
Un professionista che invece sta cercando di cambiare il concetto primitivo di agricoltura, aprendosi alle nuove frontiere dell’agricoltura sociale, multifunzionale, biologica e biodinamica è Rocco Arcaro che ha dopo inaugurato la prima rete d’impresa sul territorio, con il marchio “Terre del Ferro”, a cui diversi imprenditori hanno aderito con l’obiettivo di realizzare prodotti biodinamici. Apprezzato anche l’intervento del giovane universitario Renato Simonelli che assieme ad altri volenterosi e capaci ragazzi hanno rispolverato la Pro Loco, erroneamente accantonata in tanti comuni, forse per timore (tutto meridionale) delle amministrazioni comunali che si possa creare un gruppo di giovani concorrenti nella gestione dell’attività amministrativa. Ad Oriolo invece l’ultima estate ha dimostrato una bella sinergia tra Comune e Pro Loco con la realizzazione di eventi di qualità. Come di qualità è l’iniziativa voluta dal consigliere comunale Vincenzo Brancaccio, “Feste in Strada”, giunta quest’anno alla seconda edizione, che ha compreso anche il dibattito dell’altra sera. Un modo intelligente di animare i borghi con animazioni di piazza, enogastronomia di qualità e coinvolgimento delle attività commerciali.
I lavori li ha conclusi Gianluca Gallo che da qualche mese sta portanto avanti un nuovo progetto denominato “La Calabria che vuoi”. Il già consigliere regionale, rispondendo anche alle domande del moderatore, si è soffermato sui disagi dell’Alto Jonio che se non risolti resteranno sempre un peso per ogni pensiero e azione di sviluppo. Un disagio su tutti quello della sanità con il pasticcio continuo dell’ospedale di Trebisacce avvolto da goffe promesse poi rinnegate sulla sua riapertura. Gallo ha bacchettato il commissario alla Sanità della Calabria, Scura, reo nelle ultime infelici uscite di aver dimostrato scarsa conoscenza del territorio che purtroppo si è trovato a gestire: vicenda riportata ampiamente sulle colonne di questo giornale.
Vincenzo La Camera
Mi chiedo in base a quale criterio gli amministratori comunali oriolesi hanno pensato bene di selezionare tra i prodotti per cui chiedere la De. Co. il capretto, l’olio (pur non esistendo allo stato attuale produzioni oriolesi di olio etichettate) e i taralli, “dimenticandosi” della Mela Agostina (prodotto endemico del territorio la cui origine oriolese è certificata dall’Ispra). Il prodotto è già stato già vincitore alcuni riconoscimenti e di diverse pubblicazioni bibliografiche ed è tuttora in vetrina a Expo2015. Che l’omissione della Mela Agostina (unico frutto originario di Oriolo già scientificamente certificato) sia dovuta a una banale dimenticanza (quella degli organizzatori del convegno) mi viene difficile pensarlo. Forse non è andato giù a qualcuno che il prodotto “Melagostina” (confettura biologica di Mela Agostina della mia azienda) sia stato presentato in un convegno organizzato da Simona Colotta ma se questa fosse la causa di tale voluta “dimenticanza” se ne deduce che chi ha selezionato le attuali richieste De.Co. abbia agito un po’ come quel famoso marito che per fare dispetto alla consorte decide di privarsi dei suoi “attributi”… incoraggiante. Però, dato che non voglio pensare male, mi viene in mente che forse i responsabili delle De.Co. hanno ritenuto più opportuno tralasciare la pregiata Mela Oriolese per rendersi operativi dapprima sui taralli, magari al fine di poterli accoppiare quanto prima con il vino, così per mettere insieme i due prodotti nella migliore delle tradizioni “a tarallucci e vino”, modo di operare che di sicuro con le capre (altra produzione non troppo autoctona per cui è stata richiesta la De.Co.) mostra particolare affinità.
Se questo è il modo di puntare sul Made in Italy, così come lo concepisce l’amministrazione comunale di Oriolo, ne prendo pienamente le distanze e suggerisco vivamente ai responsabili di abbandonare tale via e di dedicarsi quanto prima in forma diretta a più rurali attività, così da poterle prima di tutto approfondire e poi promuovere con quella intelligenza minima richiesta e quella cognizione di causa attualmente non pervenute. Mi chiedo, e credo se lo chiedano in tanti, quanto sia costato infine ai cittadini oriolesi fare questo accurato “studio” sui prodotti da indicare come De.Co.
Cordiali saluti.