Nasce il Distretto Rurale Alto Jonio. Ammesse solo quelle aziende con certificazione “antimafia”
L’Alto Jonio cosentino ha il suo Distretto Rurale. Il primo su territorio regionale e per adesso anche lungo l’intero stivale. Il nuovo soggetto di sviluppo territoriale, supportato al momento da 50 aziende del comprensorio, si è costituito ufficialmente giovedì 26 luglio presso il castello di Roseto Capo Spulico davanti al notaio Adriana Perrotta e ai responsabili delle aziende firmatarie. Presidente del neonato distretto sarà in questa fase transitoria, che condurrà alle elezioni di gennaio 2013, il sindaco di Canna Alberto Cosentino (presidente anche del locale GAL). Presidente del Comitato di Distretto, con funzioni prettamente progettuali, sarà il primo cittadino di Rocca Imperiale, Ferdinando Di Leo. La vera novità di questo nuovo organismo è una netta presa di distanza oltre che morale, questa volta anche ufficiale, dalla mafia e dai circuiti illegali. Infatti requisito necessario per quelle aziende che si sono iscritte e che vorranno iscriversi in futuro alla società è il certificato “antimafia”.
«Si parla sempre di scarsa appetibilità degli investitori nei confronti dei territori del Sud d’Italia – ha commentato Cosentino -. Questo territorio ad oggi non è afflitto da fenomeni di illegalità e intende rafforzare questa sua condizione con forti azioni di prevenzione come quello, fondamentale, dell’impossibilità, per chi è in odore di mafia, di inserirsi in un tessuto socio-economico, a questo momento, sano». Le aziende sinora entrate in società sono cinquanta, come detto, ed ognuna delle quali ha versato una quota “un tantum” di 520 euro, pari al 2% dell’intero capitale sociale che ammonta oggi a 26.000 euro. Il percorso di questo distretto inizia da lontano, come ricorda anche lo stesso Matteo Guccione, tecnico romano della M.A.C. Srl che ha curato gli aspetto squisitamente burocratici del neonato soggetto territoriale. «Dal 2005 abbiamo infatti cominciato prima a lavorare nell’area del Pollino – dice Guccione -. Ma quando ci siamo trovati davanti allo scenario di immaginare le giuste aggregazioni tra i tanti Comuni della zona nord della provincia di Cosenza, quello dell’Alto Jonio è risultato il più convincente in tutti i sensi. Il distretto infatti si è innestato su un territorio con straordinarie caratteristiche di omogeneità e che già aveva un trascorso di progettazione integrata sempre coincidente sulla medesima aerea». Il Distretto dell’Alto Jonio cosentino aveva ricevuto il riconoscimento regionale nel 2010.
Soddisfazione per la nascita della nuova “creatura” anche da parte di Ferdinando Di Leo: «Posso affermare con certezza – sottolinea il primo cittadino di Rocca – che noi tutti sindaci del territorio abbiamo da subito accolto l’idea del Distretto e abbiamo profuso tutte le nostre energie per portarlo a regime e farne il principale strumento di progettazione collettiva e coordinata della nostra area. Il futuro per i piccoli comuni di tutto il Mondo ma per quelli italiani e per quelli del Sud in particolare – continua – non può non essere che in uno strumento aggregato. E il distretto rurale, con le sue possibilità specifiche di creare sinergie tra capacità e risorse, è al momento il modello ideale per chi vuole crescere». Ora che il Distretto è ufficialmente costituito si lavorerà al Piano di Sviluppo, al quale dovranno partecipare attivamente tutte le aziende che non dovranno sentirsi solo soci ma soprattutto partner di un progetto. «In contemporanea all’elaborazione del Piano di Distretto – spiega Guccione – si intraprenderanno i primi passi formali per attivare le agevolazioni destinate in maniera esclusiva alle aggregazioni distrettuali: la fiscalità di vantaggio, il credito agevolato, gli accordi per l’area franca a “burocrazia zero”, l’attivazione di risorse particolari per la ricerca, l’innovazione tecnologica e la formazione. Ora sull’Alto Jonio c’è il Distretto Rurale – conclude – ed essendo questo caratterizzato da una capacità operativa a 360°, non può essere che il Distretto Rurale la sintesi di tutte le politiche di sostegno allo sviluppo locale. Moltiplicazioni di strumenti, stavolta non avrebbero giustificazione alcuna, se non quella di creare confusione».
Vincenzo La Camera, ufficio stampa