L’umiltà nella vita consacrata. Ad Amendolara si parla di Suor Semplice
Si chiuderà il prossimo 8 settembre il processo diocesano di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Suor Semplice Maria Berardi (nata il 13 luglio 1873 e morta in concetto di santità il 23 marzo 1953). La cerimonia, nella chiesa di San Francesco di Paola, a Castrovillari, dove riposano le sue spoglie mortali traslate dal cimitero nel 2016. Ad annunciare la nuova data – l’evento era previsto per lo scorso 23 marzo, rimandato poi a causa dell’epidemia da coronavirus – il postulatore don Massimo Romano, ora prete della chiesa “Madonna della Pietà” a Trebisacce, durante un incontro sulla Serva di Dio, tenutosi nella chiesa “Madonna della Salute” di Amendolara Marina, dove si è dato, così, il via al Triduo in onore di San Francesco da Paola.
Per quanto riguardo il processo in corso, la commissione storica ha ricercato tutti i documenti e il Tribunale Ecclesiastico ha ascoltato i testimoni. Ora, la documentazione passerà alla Congregazione delle Cause dei Santi (cioè l’organismo della Santa sede che si occupa dei processi di beatificazione), a Roma, che stilerà la “Positio”, un dossier da cui, usando le testimonianze e i documenti raccolti nell’Inchiesta Diocesana, si evinceranno, vita, virtù e fama di santità della monaca di casa castrovillarese. E proprio per far conoscere alla comunità amendolarese la figura di Suor Semplice – sempre attenta verso gli umili, i poveri e i bisognosi, proprio come il Santo Patrono della Calabria – il parroco don Nicola Arcuri ha voluto che se ne parlasse nella sua chiesa.
“Zì Monaca”, come veniva affettuosamente chiamata, sottomettendosi ad una regola di pietà, di sacrificio e di lavoro nella penitenza e nella castità, prese i voti l’8 dicembre 1892, nella chiesa della Trinità di Castrovillari, smettendo gli abiti civili pur rimanendo a vivere nella propria casa, “umile ma pulita come quella della Madonna”, come lei stessa amava dire. Tra le mura domestiche le sue giornate erano scandite dalla preghiera, dalle opere di carità e dalla penitenza. Molto devota all’Addolorata, tutta la sua vita è stata un atto d’amore per Gesù. Suor Semplice era una donna di pace. Sempre gioiosa, mai si lamentava delle sofferenze fisiche e morali, ma accettava la croce. Aveva sempre parole buone, di conforto e speranza per tutti, e tutti, dai più umili ai più nobili, vedevano in lei il volto di Cristo.
La sua casa, in via Roma a Castrovillari, è tuttora meta di fedeli. Qui tutto parla di lei nel silenzio della preghiera e tutto odora di santità. Il letto, la cucina, la cappellina, la sua veste, il crocifisso che baciava e faceva baciare, tutte le creazioni che lei stessa realizzava con stoffa e perline (uccellini, fiori, farfalle) e che don Massimo, ieri, ha portato per far ammirare ai fedeli presenti. Tutto è testimonianza di prodigio, come l’acqua che scorre dalla fontana del gelido sottoscala del martirio, portatrice di guarigioni. Al momento, c’è anche lo studio di un presunto miracolo – ha rivelato lo stesso don Massimo – anche se – come sottolinea sempre il postulatore – la sua stessa vita è un miracolo.
Federica Grisolia