A Roseto si parla di agricoltura multifunzionale. Ma per l’Alto Jonio la strada è ancora lunga
La multifunzionalità e la dimensione sociale nell’agricoltura, è stato il tema, molto dibattuto, di un convegno tenutosi presso la Biblioteca “Roberto Farina” di Roseto, e al quale hanno partecipato diverse associazioni e addetti ai lavori. Il vicesindaco di Roseto, Rosanna Mazzia e il consigliere Lucia Musumeci hanno portato i saluti dell’amministrazione comunale padrona di casa.
L’agricoltura potrebbe essere un’ancora di salvezza per l’Alto Jonio, a patto che gli enti preposti, a cominciare dall’Unione Europea, inizino ad investire seriamente sul settore primario, soprattutto nei Mezzogiorni e quindi anche in quello italiano. Perché prima di parlare di agricoltura sociale è giusto mettere gli addetti ai lavori in condizione di poter produrre e vendere la merce.
L’incontro di Roseto (moderato dal giornalista Vincenzo La Camera, direttore di Paese24, ndr) è servito quanto meno ad aprire qualche nuovo spiraglio nel settore, spiegando come oggi l’imprenditore agricolo non è soltanto un produttore di merce ma può diventare un erogatore di servizi. L’agricoltura associa al concetto di terra quello di azienda, per diventare allo stesso tempo campo da coltivare e agriturismo; produzione intensiva e fattoria didattica per le scuole. Questo significherebbe sviluppo e benessere. Il presidente della “Fondazione Farina”, il dottor Antonio Farina, ha illustrato in anteprima, sempre seguendo il filone della ruralità e dello sviluppo del territorio, il progetto del museo malacologico. Arriveranno a Roseto circa 20.000 conchiglie e verrà allestito un vero e proprio spazio espositivo, per adesso nei locali scolastici nell’edificio sotto la ferrovia alla Marina. Tramite sponsor, donazioni e lotterie la Fondazione è impegnata a racimolare la cifra necessaria per l’acquisto che si aggira attorno ai 150.000 euro.
I pedagogisti della Fondazione, Guido Valenzano e Giovanni Mulè, hanno illustrato invece i risvolti etici ed estetici dell’agricoltura, intesa come empatia tra uomo e natura e come ricerca del benessere mediante l’occupazione produttiva. Un’agricoltura che può creare posti di lavori a 360°, sdoganando il concetto del contadino che arava il campo e proponendo la figura dell’imprenditore agricolo di qualità. Aspetto questo rimarcato dall’agronomo Rocco Arcaro, il quale ha sottolineato il passaggio dell’agricoltura dal settore primario a quello terziario nel momento in cui questa diventa erogazione di servizi e quindi anche conservazione delle tradizioni mediante aziende agricole multifunzionali.
A riportare un po’ di tutti con i piedi per terra ci ha pensato il perito agrario Carmelo Toscano, esperto del settore come i relatori e membro nazionale dell’ente previdenziale per gli addetti in agricoltura. Toscano ha fatto notare che in Italia negli ultimi dieci anni hanno chiuso i battenti circa 1.600.000 aziende agricole: «questo significa – ha commentato il perito – che forse oggi sono pochi quegli imprenditori agricoli che sono nelle condizioni di investire in una agricoltura multifunzionale». Da ciò, che si inizi a lavorare, step by step,come dicono gli americani, è cioè passo dopo passo gli enti preposti devono essere in grado di posizionare l’agricoltura del territorio nel mercato che si merita. «E che le associazioni di categoria abbiamo il coraggio di parlare con i loro iscritti, non illudendoli, ma fotografando esattamente la realtà», ha concluso l’avvocato Rinaldo Chidichimo che per diversi anni ha ricoperto la carica di direttore generale di Confagricoltura.
Vincenzo La Camera