Rocca Imperiale salvata dai turchi. Si rinnova la devozione per la Madonna della Nova
Il 2 luglio si ripeterà la maestosità della festa della Madonna della Nova a Rocca Imperiale, che non è solo importante nel vasto hinterland dell’Alto Jonio cosentino per il suo castello svevo, la denominazione IGP del suo limone e per essere il “Paese della Poesia”, ma anche per la sua fede religiosa. Qui il sentimento religioso si rinnova di generazione in generazione, fa parte del dna di ogni rocchese, che, puntualmente, ogni anno, il due luglio ritorna nel proprio paese natio per venerare ed onorare la Madre celeste. E tutto ciò non è frutto di bigottismo, di mera tradizione, ma di un vero e proprio “trasporto” verso la protettrice di tutti. Ma come spiegare questo fenomeno religioso? Perchè solo ed esclusivamente l’immagine della Beata Vergine Maria della Nova è avvolta nel mistero, da un fascino che viene da lontano? Scrive il prof.Giuseppe Fiore, storico del luogo, a tal proposito: “Come successe l’anno 1644, ai due del mese di luglio, nel qual tempo, essendo approdata ivi una grossa armata turchesca, e sbarcatovi da tre in quattromila Turchi di notte tempo, si portarono per alcune collinette vicino alle mura, mentre tutta la gente dormiva .La quale, avvedutasi all’improvviso e giudicando impossibile la difesa per le mura, si ritirò al meglio che potè dentro il castello, del quale non si poterono mai impadronire, quantunque l’avessero gagliardamente combattuto”.
Anche la chiesa madre non venne risparmiata all’incendio. Da allora è sempre viva la gratitudine e la venerazione perla Madonna delle “Cesine” per aver reso incolumi dalle orde turchesche sia il suo popolo che il suo tempio, che, come si sa, non subì alcun danno per l’incendio. Ancora l’icona della Beata Vergine della Nova è l’unica in tutta la Calabria a richiamarsi a qualcosa di “orientale”. Anche lo studioso Guglielmo Viti, archeologo, nella sua opera accenna al “mistero” del quadro della patrona di Rocca Imperiale, un centro questo di “cultura e convivenza religiosa e multietnica”. Con queste premesse la cittadina di Federico II di Svevia può senz’altro aspirare ad un turismo di massa storico-religioso ed artistico, giacché ogni anno ospita pellegrini religiosi, visitatori del rinomato castello e partecipanti al concorso internazionale di poesia provenienti da ogni parte d’Italia.
Benito Lecce