Trebisacce. Stop ai lavori per le Sale Operatorie nell’ex ospedale
di Pino La Rocca – “Passata la festa gabbato il Santo?” Il sospetto in questo caso è più che mai d’obbligo perché a poco più di un mese dalla competizione regionale, e quindi a urne ancora calde, sono stati interrotti, prima ancora di entrare nel vivo, i lavori alle Sale Operatorie che sono ancora colme dei detriti prodotti al loro interno nel momento in cui si è proceduto alla loro demolizione. Nella giornata del 13 novembre 2025, infatti, gli operai dell’impresa incaricata di eseguire i lavori di ripristino del blocco operatorio hanno rimosso le transenne, le impalcature ed i ponteggi attraverso cui dagli spazi antistanti la “morgue” si raggiungevano le sale operatorie ed hanno praticamente chiuso il cantiere. “Perché? Per quale motivo è stato smobilitato il cantiere? Si tratta di sospensione temporanea o di cessazione dei lavori?”. Sono queste le domande che alcuni dipendenti hanno rivolto, con legittima preoccupazione, agli operai dell’impresa aggiudicataria dei lavori. “Niente, non sappiamo niente. A noi – hanno risposto gli operai – l’impresa ha dato solo l’ordine di smontare le impalcature e di chiudere il cantiere”.
Per la verità i travagliati lavori di ripristino delle sale operatorie sono iniziati ufficialmente il 7 agosto 2023 e, a distanza di oltre due anni, nonostante le rassicurazioni dei politici regionali e locali di riferimento e nonostante l’innalzamento progressivo del costo dei lavori lievitato, da quanto si dice, da 300mila euro sono passati a 1milione e 200nmila euro i lavori non hanno mai viaggiato a pieno regime, tanto che non pochi hanno accostato quest’opera alla famigerata tela di Penelope. La sospensione dei lavori di qualsiasi opera pubblica, secondo quanto si legge nella normativa, avviene quando durante l’esecuzione dell’opera si presentano situazioni tali da impedire la prosecuzione dei lavori secondo il capitolato d’appalto quali, per esempio, circostanze speciali non prevedibili al momento della stipula del contratto, o condizioni di necessità o di pubblico interesse. In questi casi i lavori vengono interrotti affinché si possa ovviare rimuovendo le cause della sospensione. Sarà questo il caso? O si tratta dell’ennesima beffa e presa in giro delle popolazioni locali?
La verità è che le popolazioni locali, trascorsi ormai più di 15 anni dalla chiusura del loro Ospedale, non credono più a nessuno. Valutano solo i fatti e i fatti sono sotto gli occhi di tutti e dicono che i lavori sono stati interrotti senza che qualcuno (Politici, RUP, Direttore dei Lavori, Comitati Civici…) abbia sentito finora il dovere di fornire una spiegazione plausibile. Nel frattempo – e anche questi sono fatti – procedono regolarmente, nei locali che sovrastano la Medicina, i lavori propedeutici all’apertura del cosiddetto “Ospedale di Comunità che dovrebbero terminare entro il 31 dicembre 2025” e quelli relativi alla riqualificazione del Punto di Primo Intervento. Questi lavori sono tuttora in corso ma parliamo di tre cose diverse e di tre appalti separati e distinti. Nella situazione di completa desertificazione sanitaria, qual è quella esistente nell’Alto Jonio Cosentino, ogni servizio sanitario è manna scesa dal cielo, ma le sale operatorie, come tutti sanno, sono un passaggio essenziale e dirimente per la riapertura del “Chidichimo”. Tutto il resto è positivo e ben accetto, ma è solo contorno.

