Alessandria del Carretto, tradizione, musica e cultura con la XI Edizione di Radicazioni. Ma a festa finita quale destino per il “Paese dei dimenticati”?
Anche quest’anno Radicazioni, la rassegna nazionale organizzata dai ragazzi dell’associazione “A. Vuodi”, che coniuga tradizioni popolari, etno-musica e temi di stringente attualità, ha chiuso la sua XI edizione con un bilancio assai positivo. Per tre giorni il paese più alto del Parco Nazionale del Pollino è stato letteralmente invaso dai turisti e dagli appassionati di strumenti e musica popolare e per tre giorni gli antichi vicoli del paese si sono come per incanto rianimati ed hanno riecheggiato di suoni, colori, canti, balli… Per tre giorni, insomma, il piccolo centro montano, appollaiato ai piedi dello Sparviero, è stato al centro dell’attenzione generale. Peccato che, quando la festa finisce, il paese ritorna ad essere il “Paese dei dimenticati”. Ne hanno perciò approfittato i giovani dell’associazione per riflettere a voce alta sui problemi e sui disagi quotidiani di questa gente, tenacemente legata alla proprie radici che, nonostante tutto, ha deciso di resistere e di continuare a sfidare i disagi e le difficoltà quotidiane. Ne hanno approfittato per fare il punto sulla “Strada interrotta” che durante l’inverno ha isolato il paese per più di un mese.
«A febbraio – ha dichiarato Isabella Violante – abbiamo lanciato messaggi importanti. Finora sono arrivate solo risposte ufficiose e non abbiamo ancora alcuna certezza. Anche oggi non avremo interlocutori ed allora parliamo alla gente, a quelli che, nonostante tutto, resistono». «E’ un’occasione di festa – ha dichiarato il sindaco Vincenzo Gaudio – ma anche per riflettere sulla mancanza di servizi essenziali. In particolare della viabilità. Sappiamo – ha concluso il dottor Gaudio in sintonia con il sindaco di Trebisacce Mundo ed il consigliere regionale Mario Franchino – che Alessandria ha le risorse giuste, le cosiddette “diversità”, per attrarre turismo montano, ma senza vie di comunicazioni, è difficile poterle valorizzare per vivacizzare l’economia ed evitare l’incalzante spopolamento».
Pino La Rocca