Cade e si frattura le costole. L’odissea di un anziano tra il PPI di Trebisacce e l’ospedale di Rossano
Si frattura alcune costole per una caduta accidentale. Si reca al PPI di Trebisacce per eseguire gli accertamenti, ma gli dicono che l’apparecchiatura RX è in avaria da mesi. Allora si fa accompagnare dai familiari all’ospedale-spoke di Rossano ma qui, a causa del sovraffollamento, per poter eseguire le radiografie, è costretto a stare su una barella per alcune ore. E’ successo nei giorni scorsi a un anziano di Trebisacce, ma il caso non è purtroppo isolato e l’episodio è talmente ricorrente che ormai non fa più notizia. Sono mesi infatti che il cosiddetto “tavolo Rx telecomandato” col quale si eseguono la maggior parte delle radiografie è in avaria perché ormai vecchio ed obsoleto. Con l’attrezzatura disponibile si possono eseguire solo esami articolari, per tutto il resto bisogna cercare fortuna altrove sfidando tra l’altro la penuria di mezzi pubblici che non esistono. Tra Trebisacce e Rossano non c’è infatti alcuna corsa di autobus.
Non parliamo poi dei “pazienti” provenienti dai paesi interni dell’Alto Jonio che pagano un debito molto più salato alle distanze e che presso l’ex ospedale di Trebisacce ormai non trovano più niente perché, chiusi tutti i reparti per acuti, ora si fa fatica anche a trovare la necessaria assistenza diagnostica. E il caso delle radiografie, che si trascina ormai da diversi mesi, ne costituisce l’esempio più eclatante. Ma il peggio, da quanto si sente in giro, è ancora di là da venire. Si dice infatti che dal primo gennaio 2015 chiuderà i battenti anche la Lungodegenza, l’unica divisione (insieme alla Dialisi) con posti-letto ancora in piedi che, grazie alla professionalità degli operatori sanitari ed alla sensibilità del DG Scarpelli che la tiene ancora aperta, garantisce un buon servizio almeno alla popolazione anziana.
Un’altra mannaia pare stia per abbattersi sul PPI, la cui apertura verrebbe ridotta ad h/12. Altro che apertura del Pronto Soccorso h/24. Eppure basta farsi un giro la mattina presso l’ex ospedale per vedere folle di pazienti provenienti dai paesi interni arrivare e fare la fila all’ufficio ticket, presso il laboratorio-analisi, la radiologia e i poli-ambulatori per eseguire analisi, esami strumentali (ecografie, colonscopie…) e piccoli interventi chirurgici che continuano ad essere assicurati grazie alla disponibilità di pochi chirurghi che, seppur trasferiti altrove, si sottopongono a turni di lavoro stressanti pur di garantire un servizio ed evitare ai pazienti il disagio di lunghi viaggi e di peregrinazioni per sottoporsi a interventi chirurgici di piccola entità.
Pino La Rocca
Questo è uno dei tanti casi a cui giornalmente assistiamo, Da qui la mia denuncia:
APERTURA NUOVO OSPEDALE DELLA SIBARITIDE: un fallimento, anzi, UN ULTERIORE FALLIMENTO DELLE POLITICHE SANITARIE REGIONALI E NAZIONALI.ù
Il nuovo ospedale dovrà sorgere tra i comuni di Corigliano Cal. e Rossano. Un progetto importantissimo che doterà non solo il territorio ma l’intera Regione Calabria, di un nosocomio d’eccellenza.
Sin qui tutto bene, anzi. Ma non va bene, che un progetto così importante, che riguarda tutta la Regione, non abbia dato la giusta, doverosa importanza ed attenzione al primario fattore cui la sanità si deve occupare: IL PRONTO SOCCORSO. L’entroterra dell’Alto Jonio Cosentino, infatti, è stato privato anche di questo importantissimo elemento. Prima con Trebisacce, gli abitanti di centri come Nocara, Canna, Castroregio, Farneta, Oriolo, Alessandria del Carretto, Montegiordano Centro, ecc., se pur tra mille difficoltà (Oriolo a parte) (viabilità precaria, ecc., ecc.), in caso di PRIMO INTERVENTO potevano contare su un presidio raggiungibile in un lasso di tempo quasi sempre sufficiente per sopperire alle esigenze mediche urgenti. Ora Trebisacce ce l’hanno tolto, e sebbene si dice, anzi, si sparla in merito ad una sua eventuale riapertura, con che tempi e in che termini poi …ancora non si è capito, preoccupa seriamente l’aumento delle distanze. Per arrivare a Trebisacce, da Nocara, ad esempio, si impiegano 45 minuti, …per arrivare al nuovo nosocomio ce ne vorranno almeno 70. Un tempo troppo lungo per poter intervenire in maniera tempistica in caso di estrema gravità. Non dimentichiamo inoltre, che in questi centri la maggioranza degli abitanti ha un’età avanzata, dunque, si tratta di un territorio altamente a rischio-urgenza-medica.
Dunque, a fronte di quanto descritto, ma non solo:
E’ ESTREMAMENTE NECESSARIO UN RIESAME DEL PROGETTO PER LA COSTRUZIONE DEL NUOVO OSPEDALE DELLA SIBARITIDE ACCHE’ QUESTO VENGA INTEGRATO CON UN ULTERIORE PROGETTO CHE RIGUARDA L’ISTITUZIONE DI UN CENTRO DI PRIMO SOCCORSO D’ECCELLENTE PER LE AREE MENZIONATE E AD ALTO RISCHIO, AREE TROPPO LONTANE DAL NUOVO NOSOCOMIO PER POTER SPERARE IN INTERVENTI TEMPESTIVI ED UTILI PER LA SALUTE DI PAZIENTI IN CONDIZIONI GRAVI DI SALUTE.
Domenico Pittino – IDM