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Castrovillari. Trasporti non accessibili a disabili, un padre chiede aiuto alle istituzioni

Castrovillari. Trasporti non accessibili a disabili, un padre chiede aiuto alle istituzioni
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Spesso ci lamentiamo dell’inefficienza dei servizi con cui capita di confrontarsi durante la giornata, dei trasporti ad esempio, ma quando a farlo è il padre di una ragazza disabile, 22 anni, castrovillarese, affetta da una malattia, la tetriparesi spastica, che la costringe su una sedia a rotelle, allora tutto assume un significato diverso, doloroso. Perché a quest’età, la più bella, la più gioviale, contornata da amici e divertimento, amori e passioni, non si dovrebbe mai avere a che fare con umiliazioni ed emarginazione. «Mia figlia – scrive M. M., volontario della Protezione Civile, in una lettera – ha difficoltà a spostarsi in pullman. In questa regione tutte le aziende di trasporto sono sprovviste di pedana per il carico di sedia a rotelle». Ed è così che anche una gita diventa motivo che mina la sensibilità di una ragazza circondata da affetto, ma che deve subire circostanze che aggravano una condizione già difficile da vivere.«Pur di vederla sorridere e condividere momenti di gioia – scrive – insieme ai suoi coetanei, R. è stata sollevata in braccio su per la scaletta di ridotte dimensioni, a bordo dell’ autobus, con il rischio di causarle ulteriori danni». E questo trauma psicologico, questa paura di dover essere presa in braccio per poter salire su un pullman come tutti gli altri ragazzi, R. lo prova ogni qualvolta si deve spostare. La sua famiglia, infatti, non ha ancora la possibilità di comprare una macchina con il sollevatore.

Un urlo di dolore quello del papà. « Mia figlia deve avere il diritto di vivere la sua vita in modo indipendente, pur vivendo su una sedia a rotelle». Un papà che diventa la voce di tutti i genitori costretti a vedere i propri figli soffrire a causa di malattie. Genitori che avvertono rabbia e impotenza. «Mi faccio portavoce di tante altre persone che vivono problematiche simili. Non posso accettare che le nostre istituzioni non prendano provvedimenti per far sì che quest’obbrobrio cessi, affinché noi non saremmo costretti a chiuderci in casa assieme ai nostri cari. Se non si eliminano queste barriere i nostri figli saranno costretti a vivere una condizione di diversità voluta dai signori che ci governano. Non è possibile che nel 2014 con tutte le attrezzature meccaniche e tecnologiche una ragazza, affetta da tetriparesi spastica, non possa svolgere le normali azioni quotidiane dei “normo-dotati”». Il ringraziamento di questo papà va, infine, ai ragazzi del Servizio Civile che hanno permesso a sua figlia «di vivere una giornata normale, per la passione e la buona volontà che mettono nella loro missione».

Federica Grisolia

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