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Ridiamo il Giornalismo ai giornalisti. L’Ordine deve intervenire

Ridiamo il Giornalismo ai giornalisti. L’Ordine deve intervenire
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Penso sia giunto il momento che l’Ordine dei Giornalisti si ponga il problema in maniera seria e decisa di come sia cambiato il mestiere con i pro e i contro che ne derivano. Altrimenti rischia di diventare, ancor di più, un organismo inutile. L’avvento del web journalism ha spalancato delle porte su alcune questioni che il legislatore non si era mai posto. Alcune squisitamente tecniche, ed altre etiche e deontologiche. Le seconde, sono le più importanti poiché, se non si interviene subito, la professione rischia di subire conseguenze irreparabili. Noi giovani giornalisti non abbiamo mai pensato all’Ordine come un ufficio di collocamento. Ma riteniamo che lo stesso debba quanto meno tutelarci consentendoci di svolgere la nostra professione, per la quale ci siamo formati e continuiamo a farlo, versando le dovute tasse, nel rispetto delle regole. In questa modo, in maniera serena, ogni giornalista potrà procacciarsi il suo lavoro in una sana concorrenza.

L’articolo 21 della Costituzione Italiana consente a tutti, fortunatamente, di esprimere il proprio pensiero. Ma ciò non implica di appartenere per forza alla categoria dei giornalisti che producono informazione per mestiere. Il lettore oggi è disorientato, le vendite dei giornali cartacei sono in caduta libera. E questo per un motivo molto semplice: manca la qualità. Perché? Per il fatto che “mamma giornalismo” ha accolto nella sua casa figli illegittimi. Che magari sotto la vaga etichetta di “operatori della comunicazione” scrivono sui giornali, producono informazione sul web (approssimativa ma comunque informazione). Tanti si attribuiscono anche il titolo di giornalista pur non avendolo. In questa maniera, purtroppo, si inquina il mercato, senza controlli da parte degli organi competenti e dell’Ordine dei Giornalisti.

Non è vero che il mestiere del giornalista si impara solo sulla strada. Come ogni professione necessitano teoria e pratica. Questo mestiere, a differenza di altri, contribuisce a formare e spesso ad orientare l’opinione pubblica. Ed ecco che, maggiormente in questo delicato periodo storico, se l’Ordine dei Giornalisti non interviene in maniera decisa c’è il serio rischio di creare sacche di cattiva informazione che possono offuscare, con le nuove tecniche social e di internet in genere, la sana e corretta informazione.

L’informazione sensazionalistica che punta tutto sulla regola delle “3 S” (soldi, sesso, sangue) ormai è fuori controllo contribuendo a riempire palinsesti di organi di informazione finanziati con soldi pubblici. Il giornalismo sano può contribuire alla rinascita sociale del Paese. Puntando sull’informazione bella che dà speranza ai giovani, agli anziani, alle brave persone. Ma il vero problema si riscontra, senza dubbio, sul web, sui social: facebook in primis. Mentre altri social, come twitter ad esempio, mantengono una vena professionale e non sono per tutti; facebook, di caratura più popolare, sta diventando un pericoloso rullo di pseudo-informazione dove si riversano, con i loro post, blogger improvvisati, escursionisti del giornalismo domenicale che, inevitabilmente approfittano della superficialità di tanti lettori che affamati di news a buon mercato (anzi proprio gratis) si gettano sui primi link accattivanti, spesso condividendoli (quasi il più delle volte senza leggere la news, ma accontentandosi di foto e titolo), ignari di spargere nella rete informazione-spazzatura che spesso crea allarmismi o paure ingiustificate. L’Ordine dei Giornalisti ha il diritto dovere si fermare questa deriva, riconsegnando il giornalismo nelle mani dei veri giornalisti.

Vincenzo La Camera, direttore di Paese24.it

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