Albidona, frana sulla provinciale. Allevatore “prigioniero” nella masseria con i suoi animali
I danni si vedono sempre dopo le nevicate e la pioggia. Certamente, non si tratta delle tragedie avvenute nel Gran Sasso e in altre parti del centro e del nord Italia, ma i gravi disturbi si sono verificati anche in Calabria. Da noi, chi conosce i sedici comuni dell’Altonio Jonio e chi prova a farsi uno scomodo giretto per i paesi più interni, come Nocara, Castroregio con la piccola frazione di Farneta, Albidona, Alessandria del Carretto, Plataci e S.Lorenzo Bellizzi ha da temere la caduta di massi e anche le frequenti interruzioni stradali. Le piste di campagna erano già in pessime condizioni ma in questi giorni sono quasi tutte intransitabili. Ci sono masserie e ovili isolati da giorni. Quei pochi allevatori che continuano a lottare da soli, per restare nella loro terra, temono per il bestiame: il foraggio è quasi finito; i fornitori di mangime che vengono da fuori non possono arrivarci con il camion.
In contrada Calcinara di Albidona, precisamente a pochi metri dall’imbocco tra la provinciale che porta ad Alessandria e la pista che va verso le contrade Manganile, Straface, Serra gavazzo e Maristella si è verificato un minaccioso smottamento di terra (nella foto) che ha invaso la detta provinciale e ha interrotto il traffico per la gente di campagna. L’Amministrazione provinciale, che sta effettuando un intervento di sostegno nel tratto della citata SP 153, tra il posto di ristoro Laschera e la rampa di Puzzoianni, ha liberato il passo della Calcinara, ma la via del Manganile è bloccata da più giorni. Però, la Provincia dovrebbe sapere che la frana che ha invaso e che sicuramente invaderà ancora la strada di sua competenza, nasce a monte, quindi, dovrebbe intervenire anch’essa per bloccare e sistemare le acque e i terreni che scendono dall’alto.
Inoltre, il sindaco di Albidona, Filomena Di Palma, ha emanato un’ordinanza di chiusura, perché si temono altri eventuali pericoli di transito, ma il giovane allevatore Matteo Gatto, che ha dovuto affrontare altri due pericoli, la frana e l’incendio del 2015, è rimasto “prigioniero” in masseria. Il suo bestiame rischia la fame e la morte; ha finito la scorta di foraggio, nessun fornitore può arrivare alla stalla. La viabilità rurale è l’unica speranza per questa gente; se anche questi ultimi contadini rimasti in campagna saranno costretti a fare la fuga, i nostri piccoli paesi diventeranno deserti. Ci vuole prevenzione: alle strade di campagna dobbiamo pensare durante l’estate, non quando ci sorprendono i terremoti, la neve e le frane. Gatto ha chiamato il Comune, la Provincia, la Protezione civile e anche i Carabinieri. Ma il dramma delle frane dovrebbe interessare anche il Consorzio di Bonifica di Trebisacce, a cui la popolazione paga le cartelle esattoriali per le opere di bonifica, in particolare la manutenzione e la sistemazione delle strade del territorio (frane, rete viaria rurale, fosse e canali di scolo). Ora, Matteo Gatto si rivolge anche a noi della stampa per rilanciare il suo appello. Chiede un piccolo varco provvisorio per la frana della Calcinara e aggiunge: “Speriamo che qualcuno si faccia sentire, e vedere”.
Giuseppe Rizzo