Trebisacce. L’ennesima beffa alla salute. «Utilizzare DPI solo in caso di contagio stante la ridotta disponibilità»

In guerra senza armi, senza munizioni e con le scarpe rotte: è quello che viene chiesto dall’Asp di Cosenza ai medici ed al personale sanitario anche di Trebisacce che, in questo gravissimo momento di pandemia, opera a stretto contatto con pazienti contagiati o sospettati di contagio da Covid-19. Ma lo deve fare a rischio della propria pelle, di quella della propria famiglia e di quella dei pazienti con cui viene in contatto senza l’utilizzo dei DPI (dispositivi di protezione individuale) da utilizzare, secondo il Commissario Straordinario Zuccatelli, solo nei casi accertati-sospettati di contagio. Succede così che i vertici dell’Asp di Cosenza, che ogni tanto dimostrano di esistere e si materializzano, invece di alzare la voce e di pretendere dalla Regione e dal Governo le forniture necessarie di mascherine, guanti, tute, calzari… per salvaguardare la vita di chi, invece di sedere su una comoda poltrona nei posti apicali della sanità opera in prima linea e rischia di essere contagiato, scrivono ai Direttori delle UU.OO. ai Direttori di Distretto ed al Direttore del 118 raccomandando loro di «utilizzare i DPI solo nei casi di contagio accertato/sospettato, onde ottimizzare – si legge nell’Ordinanza prot. n.0031592 del I° aprile 2020, – il consumo dei DPI stante la ridotta disponibilità degli stessi».
In tutti gli altri casi e, in particolare nelle attività ordinarie del 118, secondo quanto si legge espressamente nella suddetta Ordinanza, è fatto divieto di utilizzare tali dispositivi». Ma come si può, – si chiederebbe anche un bambino – in un momento di grande diffusione di un contagio che il più delle volte è tanto aggressivo quanto asintomatico, escludere che un qualsiasi paziente che chiede l’ausilio del 118, o l’intervento del medico di base, o del personale sanitario che opera all’interno del Pronto Soccorso, possa non essere contagiato o essere portatore sano del contagio? Come si può pretendere una cosa simile quando centinaia, anzi, migliaia di medici e infermieri in tutta Italia stanno dando la vita per combattere questo terribile virus che non guarda in faccia nessuno. Vero è che l’arrivo improvviso e subdolo del Coronavirus ha preso tutti alla sprovvista e i dispositivi per la prevenzione del contagio sono maledettamente in ritardo, ma questo i medici e gli infermieri lo sanno e sanno pure che devono farne un uso parsimonioso, ma imporre il divieto e pretendere dai Medici-Dirigenti “di segnalare agli scriventi ogni criticità e inadempienza” è veramente il colmo.
Pino La Rocca
Possibile mai che in un paese industrializzato come l’Italia non si riesca, a più di un mese di emergenza Cov-19,a garantire a tutti gli operatori sanitari la dovuta attrezzatura?La smettessero,allora ,i nostri politici a ricordarci e assillarci quotidianamente di solo stronzate e nient’altro.BASTA non se ne può più.Medici,Infermieri e tutti gli altri Operatori sanitari hanno il diritto di lavorare con i dovuti DIP perche impegnati ogni giorno a combattere l’epidemia in prima linea.E stano pagando un prezzo molto alto perchè alla fine di questa maledetta Pandemia sarà sicuramente altissimo.
Questo è il risultato della grande mancanza di uomini politici nell’altojonio cosentino, ora sono impegnati a mettere barriere e sparare cavolate invece di pensare a fare riattivare un ospedale che potrebbe salvare la vita a molti cittadini, anni di governo regionale con i vostri amici al potere e non siete stati in grado di riaprire una struttura fondamentale, ma vergognatevi sciacalli del momento.
Se i nostri politici non sono capaci di adempiere il loro dovere ,si tagliassero le loro lievitate bustapaga …quando un operaio non svolge bene il suo compito il datore di lavoro non lo retribuisce …allora facessero anche loro così almeno fanno un’opera di volontariato , perché non devono essere i cittadini a sostenere ” la protezione civile ,gli ospedali, la croce Rossa e anche finanziare Telethon per la ricerca . Se non sono capaci di questo allora si tagliassero la testa da soli
Se non si torna alla centralita’ dello stato, riformando la costituzione nelle parti non più attuali alle esigenze della nazione e come prima istanza la cancellazione delle regioni ordinarie e anche quelle speciali, non avremo speranza di alcuna ripresa e funzionalità dei servizi essenziali per la collettività ad iniziare dalla salute. La tutela della salute non può continuare ad essere vista, gestita e curata separatamente dalle 20 regioni che affidano le sorti dei pazienti alle mani di direttori generali della sanita’ a politici trombati alle elezioni senza conoscenze e competenze. Disperdere buona parte delle risorse inviate dallo stato per mantenere un esercito di politicanti con i loro uffici utili solo ad assicurare e mantenere la loro presenza mediante il più becero clientelismo affaristico e riducendo i presidi sanitari limitando all’inverosimile i servizi e mortificando competenze e ricerca. Con la fine di questa epidemia, che ci auguriamo presto, tutto dovrà essere cambiato con energia e con ogni mezzo. Se questo non avverrà, la prossima epidemia che non tarderebbe ad arrivare, sarà irreversibile e segnerà tragicamente le fine di tutto