Coronavirus. L’Alto Jonio vede la luce. Ma ci sono ancora tanti tamponi da effettuare
Buone notizie dai paesi dell’Alto Jonio (Francavilla Marittima, Oriolo, Trebisacce e Villapiana) toccati, più o meno gravemente, dal Covid-19. I tamponi effettuati nelle giornate del 4, 5 e 6 maggio infatti hanno dato tutti esito negativo ed è quindi legittima la soddisfazione espressa dagli amministratori comunali di questi paesi, ma i buoni risultati emersi in tutta la Sibaritide sono anche dovuti al fatto che la somministrazione dei tamponi è bloccata da alcuni giorni a causa dei limiti strutturali della Regione Calabria. A far data da giovedì 7 maggio, infatti, la somministrazione degli ulteriori tamponi programmati dalla task-force guidata dal dr. Martino Rizzo è ferma per dare il tempo di processare i tamponi effettuati sulle strade nei confronti dei “rientranti” dal centro-nord che si sono auto-dichiarati. Di cui ben 2.648 nella sola provincia di Cosenza e 755 nella Sibaritide.
Gli endemici limiti della macchina sanitaria della nostra Regione in realtà non consentono di far fronte all’emergenza tanto è vero che i prelievi effettuati nei suddetti tre giorni sono stati processati a Portici (Na), in Campania, a cui la Regione Calabria ha dovuto chiedere aiuto. E questo la dice lunga sull’efficienza del sistema sanitario calabrese andato presto in tilt nonostante il virus abbia deciso di non infierire troppo sulla povera Calabria. Succede così che la mancata lavorazione dei tamponi, come ha denunciato il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi, ha almeno tre gravi conseguenze: 1) tutti i pazienti che si recano negli Ospedali, molti dei quali nei Pronto Soccorso, sono in attesa di ricovero da giorni; 2) tutte le persone che sono state in contatto con il virus non possono sapere se sono ancora contagiate o sono guarite, con tutto ciò che ne consegue; 3) sul territorio c’è totale assenza di monitoraggio. Una situazione insostenibile e insopportabile insomma che rasenta la farsa se si pensa che la politica regionale si permette di sfidare il Governo sulla riapertura di bar, negozi e ristoranti.
Comunque sia, e nelle more che prima o poi la task-force possa riprendere il suo monitoraggio sul territorio, fanno tirare un sospiro di sollievo gli esiti dei tamponi effettuati nell’Alto Jonio nei giorni 4, 5 e 6 maggio e confermati dallo stesso dr. Martino Rizzo in qualità di Responsabile del Dipartimento Igiene e Sanità della Sibaritide nella quale nell’ultimo weekend si sono registrati 0 casi di contagio. «In base agli ultimi risultati giunti da Portici (NA) – ha dichiarato il dr. Rizzo – sono sicuro che tra poco potremo dichiarare Bocchigliero come comune “Covid Free”. Ma anche Oriolo è sulla via giusta. L’ultimo caso, quello del 28 aprile, è in fase di negativizzazione e tutti i contatti sono risultati negativi. L’ultimo caso, pertanto, dovrebbe essere una “coda” del focolaio che si è sviluppato a Oriolo nel mesi di aprile, e il fatto che non ci sia stata la diffusione tra i contatti indica che le misure di distanziamento sociale sono state rispettate ed hanno funzionato. Bravi gli Oriolesi! Appena sarà possibile riprendere le attività – ha aggiunto il dr. Rizzo consapevole che ancora c’è da indagare – verificheremo le ulteriori eventuali guarigioni. Negativi anche i tamponi effettuati tra i familiari della ragazza di Trebisacce, che al momento resta un caso isolato, presumibilmente di importazione, e negativi anche quelli effettuati a Villapiana, a seguito di un contagio avvenuto all’interno di un nucleo familiare. E ci sono numerosi altri casi – ha osservato il Dirigente-Medico di Corigliano-Rossano – in cui, pur applicando le misure preventive, non si riesce a impedire la diffusione del virus in famiglia o in collettività chiuse, come le RSA». Tutto bene, dunque, nell’Alto Jonio anche per merito delle buone pratiche esercitate dai cittadini ma non è assolutamente il caso di abbassare la guardia anche perché, come ha ricordato lo stesso dr. Martino Rizzo riportando il parere di molti virologi, «il Covid-19 sta perdendo forza e “si sta nascondendo”, in attesa del prossimo autunno-inverno. E’ dunque questo il momento di dargli la caccia: più casi riusciremo ad individuare, meno gravi saranno le conseguenze future».
Pino La Rocca