2 Giugno, Festa della Repubblica. Il Sud e la Calabria sempre ai margini. Riflessioni

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Oggi facciamo memoria dell’anniversario della nascita della Repubblica Italiana: lo facciano per ricordare e conoscere il nostro passato; lo facciamo anche per capire questo presente; lo facciamo soprattutto per prepararci al futuro. Il 2 giugno 1946 il popolo italiano, diventato sovrano attraverso la Resistenza e la lotta di Liberazione dal fascismo, dopo appena un anno dalla conclusione della seconda guerra mondiale, decide liberamente, con il voto, per la prima volta esteso a tutti (comprese le donne), che l’Italia si dia una nuova forma istituzionale e diventi una Repubblica democratica, con una forte partecipazione dell’89,08 %. Oltre al referendum istituzionale viene eletta l’ Assemblea Costituente chiamata a dare all’Italia una nuova Costituzione in luogo dello Statuto Albertino (1848).
Il voto degli Italiani fa prevalere la Repubblica (12.717.923: 54,26 %) sulla Monarchia dei Savoia (10.719.284: 45,74 %), con uno scarto di circa 2 milioni di voti e di circa 9 punti percentuali in più. Ma il voto dei Meridionali è, per un verso deludente, perché dà alla Repubblica soltanto il 35,70 %, e quello dei Calabresi il 39,70 %, per un altro verso, esso è spiegabile con una serie di motivazioni diverse: la struttura economica debolissima di tipo semi-feudale, una società fortemente gerarchizzata, l’estrema miseria e la subalternità delle classi bracciantili e contadine a fronte dei privilegi dei potenti e prepotenti, l’altissimo tasso di analfabetismo, la scarsa coscienza politica e l’altrettanto scarsa partecipazione alla vita politica della stragrande maggioranza della popolazione, 85 anni di dominio coloniale e di sfruttamento da parte dei Piemontesi e dei governi post-unitari.
Gli elettori dei 57 Comuni della Calabria del Nord-Est non si discostano dall’andamento del voto dei Meridionali e Calabresi ad eccezione di 14 paesi dove vince la Repubblica: Civita (con il 50,36 %), Canna (con il 52,51 %), Cropalati (con il 53,33 %), S. Marco Argentano (con il 54,91 %), Calopezzati (con il 55,71 %), Vaccarizzo Albanese (con il 58,10 %), Saracena (con il 58,56 %), Frascineto (con il 60,86 %), S. Demetrio Corone (con il 63,25 %), Bocchigliero (con il 64,37 %), Longobucco (con il 68,48 %), Lungro (con il 73,70 %) e Caloveto (con l’ 80.26 %). Tutte le altre 43 città del territorio si schierano per la Monarchia, tra le quali i centri più grossi di Corigliano C. (con il 50,80 %), Castrovillari (con il 55,70 %), Rossano (con il 57,70 %), Cassano allo Jonio (con il 57,80 %), Cariati (con il 72,40 %), Trebisacce (con l’ 86,00 %) etc.
Il 2 giugno 1946, sempre a suffragio universale, gli elettori sono chiamati ad eleggere l’ Assemblea Costituente, formata da 556 Deputati, detti “Padri Costituenti” (eletti in 31 collegi elettorali): essa elegge come proprio Presidente il comunista Umberto Terracini e Presidente provvisorio della Repubblica Enrico De Nicola. La Costituente ha la seguente composizione: la maggioranza relativa è costituita da 219 deputati di area di Sinistra social-comunista (il 39,39 %: Socialisti 115, Comunisti 104), poi 207 deputati di Centro democristiano (il 37,23 %), 31 di Centro laico liberal-democratici (il 5,58 %: Partito d’Azione 7, Democratici Lavoro 1, Repubblicani 23), 16 deputati di Destra liberale (il 7,01 %: Blocco Nazionale Libertà), 71 deputati Qualunquisti, Monarchici e di estrema destra neo-fascista (il 12,77 %: Uomo Qualunque 30, Unione Nazionale 41) e altri 12 (il 2,16 %). L’Assemblea Costituente, in circa 18 mesi, elabora una nuova Costituzione repubblicana, democratica, antifascista, sintesi straordinaria delle tre più importanti culture italiane: la sociale social-comunista, la cattolica democristiana e la liberal-democratica e laica: essa viene promulgata il 27/12/1947 e va in vigore il 1° gennaio 1948.
Allora, con la Costituzione si affermano principi e valori, prima ignorati o negati, come la sovranità dei cittadini, l’uguaglianza sociale e di genere, la parità tra le diverse Italie, il diritto alla salute e alla vita, il diritto all’istruzione, il lavoro come diritto-dovere e fondamento del nuovo Stato, l’impegno della Repubblica a rendere effettivi l’uguaglianza e i diritti individuali e sostanziali per ognuno e per tutti. Nasce – sia pure ancora soltanto nei principi consacrati nella Costituzione – una nuova Italia, migliore di quella teorizzata e fatta dal Risorgimento. Questo territorio della Calabria del Nord-Est è rappresentato nell’Assemblea Costituente e nella Commissione dei 75 dal democristiano Costantino Mortati (1891-1985), nato a Corigliano C., ma di origine italo-albanese, è uno dei più importanti giuristi e costituzionalisti italiani del ‘900, il cui contributo nell’elaborazione della Costituzione è molto qualificante.
Nonostante il loro modesto apporto al voto repubblicano, anche il Mezzogiorno e la Calabria del Nord-Est, hanno contribuito a fare la storia democratica dell’Italia, opponendosi con la Resistenza dei loro uomini migliori al fascismo, dando un apporto significativo alla lotta di Liberazione con numerosi partigiani e soldati. E, chiusa la tragedia e la carneficina della guerra, danno il loro apporto significativo nel dotare il Paese di una nuova e avanzata Carta Costituzionale e nel superare la fase difficile della Ricostruzione post-bellica. Dal 1944 agli anni ’50 e 60 del secolo scorso i Meridionali e i Calabresi scrivono pagine memorabili di partecipazione politica e di lotta nelle occupazioni delle terre incolte e nello smantellamento dei latifondi neo-feudali, nel resistere senza aiuti dallo Stato, da soli e con dignità alle drammatiche condizioni di miseria del Mezzogiorno, e poi sanno dare un apporto decisivo per il decollo industriale del Nord e nel realizzare il “miracolo economico” dell’Italia, grazie all’apporto di migliaia di lavoratori emigranti e, negli ultimi decenni, di professionisti e talenti di alto valore.
Dal 2 giugno 1946, quante attese, quante speranze ! Anche noi Meridionali e Calabresi avremmo dovuto godere dei benefici dell’avvento della nuova e innovativa democrazia repubblicana. Ma da allora il Sud è rimasto ai margini, come un’Italia minore, l’altra Italia. La “Questione Meridionale”, nata nel 1861 con l’Unità d’Italia e per responsabilità delle classi dirigenti nazionali (quelle liberal-borghesi del Nord e quelle reazionario-latifondiste del Sud, alleate nella difesa corporativa dei loro privilegi), non viene affrontata seriamente nemmeno dalla Repubblica democratica e resta tuttora una “questione” aperta e irrisolta. E tra i Sud il più a Sud, il più marginale e periferico, è la Calabria del Nord-Est, quell’area vasta compresa tra il Basso e l’Alto Jonio, la Sila Greca, l’Arberia e l’area del Pollino, dove vivono, operano, resistono – per scelta ostinata – oltre 200.000 cittadini-persone, trattati costantemente dalle Istituzioni e dai partiti come figli di un Dio minore.
Francesco Filareto
docente, storico e sindaco di Rossano (Cs) dal 2006 al 2011