Morano. Chiusa inchiesta diocesana De Cardona. Causa beatificazione e canonizzazione si sposta a Roma

Lunedì 30 giugno alle ore 19.00 nella Chiesa di Santa Maria Maddalena in Morano Calabro si è tenuta la Sessione di Chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, fama di santità e dei segni del Servo di Dio Carlo De Cardona, presbitero originario del borgo del Pollino calabrese. La Sessione è stata presieduta da monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano e Vicepresidente della Conferenza episcopale Italiana. La fase diocesana dell’Inchiesta è iniziata nel 2009 partendo dalle informazioni riguardo la storicità della figura del Servo di Dio e ha visto impegnate diversi esperti storici e e teologi. Ha ricevuto il nulla osta della Cec il 14 ottobre 2009 dall’allora Congregazione, oggi Dicastero, delle Cause dei Santi il 16 giugno 2010.
Il Tribunale che porta a conclusione il prezioso lavoro d’inchiesta attualmente è composto da don Pietro Groccia, delegato episcopale, don Annunziato Laitano promotore di giustizia e il signor Francesco Reda notaio attuario. Attuale Postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione è don Enzo Gabrieli, nominato nel 2022, dopo il servizio svolto dai due predecessori don Giovanni Maurello e don Massimo Romano. Nel corso di questi anni, oltre alle ricerche storiche e all’escussione di 57 testimoni, si è tenuta anche la Ricognizione canonica sul corpo del Servo di Dio e la traslazione nella Chiesa di Santa Maria Maddalena in Morano Calabro. Sono state recepite anche 40 testimonianze e scritte sulla figura del servo di Dio. Una Commisione storica ha lavorato sui documenti e due censori si sono occupati delle relative censure teologiche sugli scritti. Tutti gli atti processuali, in doppia copia conforme, chiusi in contenitori sigillati, sono stati consegnati al Postulatore, nominato portitore, con il compito di trasmetterli al Dicastero delle Cause dei Santi per l’avvio della fase romana di detta Causa.
Questa la dichiarazione del postulatore: “La meravigliosa figura di don Carlo De Cardona brilla fra il clero calabrese ed in particolare in quello cosentino dove ha svolto tutto il suo ministero sacerdotale, da quando fu chiamato come segretario di monsignor Sorgente fino a pochi mesi prima della morte avvenuta a Morano Calabro. Egli ha saputo ben interpretare e tradurre concretamente le istanze di papa Leone XIII di una chiesa in uscita e presente nel sociale, attenta agli ultimi, ai lavoratori e a chi non aveva garanzie e aiuti; oggi diremmo scartati e invisibili. Avversato dai poteri forti e dal fascismo fece l’esperienza anche dell’esilio e dell’abbandono dei confratelli, rimase nel cuore di grandi uomini che si interessarono di lui fino alla morte, Sturzo e Montini ad esempio, e di tanti laici ai quali aveva apertole vie della politica e dell’impegno sociale nelle file del partito dei cattolici. Fondatore ed esponente del movimento cattolico in Calabria si adoperò per il riscatto sociale di tante comunità per le quali si adoperò per far arrivare la luce elettrica (il caso di San Pietro in Guarano) e le case popolari a Cosenza a via Popilia. Negli ultimi anni fu accolto dalla beata Elena Aiello nella sua casa in via dei Martiri, lui che ne aveva sostenuto i passi del nascente istituto di suore per l’educazione delle bambine.
Il Vescovo della Diocesi di Cassano All’Ionio e vice presidente della CEI, mons. Francesco Savino ha dichiarato: “Don Carlo non ha semplicemente vissuto nel mondo: lo ha elevato, lo ha ascoltato, lo ha abbracciato con la compassione di un pastore e la visione di un uomo che sapeva guardare oltre. La sua opera spirituale e sociale ha lasciato un’impronta che continua a parlare, un’eredità viva che chiede a ciascuno di noi di vivere con la stessa profondità, con lo stesso slancio verso l’Alto. In lui cielo e terra si sono toccati. La sua memoria rimane come luce discreta ma potente, guida e conforto per chi ancora cerca, lotta e spera”.