A Trebisacce riaprono le scuole. Studenti pronti alla protesta. «Noi restiamo a casa»
Il Covid continua a mietere contagi e mentre si infiamma il dibattito sul continuare a tenere aperte le scuole oppure attivare la Didattica a Distanza, domani (lunedì) si torna sui banchi in tutta Italia tranne per quelle regioni, Campania e Sicilia, o quei comuni dove specifiche ordinanze hanno deciso il contrario. Nel comprensorio dell’Alto Jonio-Pollino si ritorna in classe in quasi tutti i comuni, fatta eccezione per pochi [ELENCO SCUOLE CHIUSE]. Tra i centri più popolosi soltanto il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso, ha emesso ordinanza di interruzione della didattica in presenza sino al 29 gennaio. Mentre negli altri comuni la decisione di riaprire o prorogare la chiusura è stata accettata diciamo di buon grado dai cittadini. Cosa ben diversa sta accadendo a Trebisacce, il paese più popoloso dell’Alto Jonio Cosentino con i suoi 8.500 abitanti circa. Qui i contagi da Covid-19 galoppano e la cittadinanza non viene accuratamente informata su quanto accade, con il rischio di affidarsi a voci infondate e a post sui social che producono soltanto allarmismo. Una cosa però è certa: tra quarantene e positivi al Covid-19 – con tamponi molecolari e rapidi – fonti accreditate parlano di numeri esorbitanti che ormai stazionano da giorni nelle diverse centinaia.
In questo contesto di apprensione e scarsa informazione, la riapertura della scuola viene vista da tanti studenti, genitori e addetti ai lavori come una rischiosa fonte di contagio. Ed ecco che dopo aver atteso invano una specifica ordinanza di chiusura dal commissariato Palazzo di Città, gli studenti si sono messi in proprio e, da domani (lunedì 10 gennaio) sono pronti ad attuare una sorta di protesta bianca, disertando le aule scolastiche per restare a casa. Questo – scrivono gli studenti degli istituti superiori cittadini in un documento pervenuto a Paese24 – «per salvaguardare la nostra salute e quella delle nostre famiglie. Restiamo a casa in segno di protesta verso un sistema che ancora troppo poco s’interessa alla tutela dei diritti e della salute, poiché è noto a tutti che non viene pubblicato ormai da lungo tempo nemmeno il bollettino dei contagiati, nonostante sia evidente la criticità del momento».
Gli studenti del Liceo Classico e Scientifico “Turi – Galilei”, dell’Istituto Tecnico Commerciale “Filangieri”, dell’Ipsia “Aletti” si dicono molto preoccupati per la situazione epidemiologia che attanaglia il territorio tanto da stilare un documento firmato da sei studenti rappresentanti d’istituto dei Licei, cinque dell’Istituto Tecnico e altri cinque dell’Ipsia. «Rinnoviamo l’appello agli studenti e alle loro famiglie di restare a casa – scrivono -. La scuola e l’istruzione sono i fondamenti della civiltà, ma rischiare la salute e creare la possibilità di focolai all’interno delle scuole non deve essere una variabile possibile». Questa protesta pacifica viene descritta dagli stessi ragazzi come un ultimo tentativo per cercare un ravvedimento nelle istituzioni. «Comunque, specificano, sarà cura particolare dei rappresentanti d’istituto, come fatto sino ad oggi, tentare di intraprendere in tutti i modi un dialogo con chi di competenza per riuscire ad ottenere la Didattica a Distanza».
Vincenzo La Camera
Meglio non studiare. Tanto c’è il reddito di cittadinanza.
meglio rischiare,invece! per caso hai un’agenzia di pompe funebri?
meglio morti che ignoranti. Oggi il TAR ha detto questo. bisogna tornare a scuola, poi se non ha voglia stai a casa e facci andare chi ha voglia.