“Carne, sangue ed ossa”. La sacralità del corpo nel mistero dell’esistenza
di Federica Grisolia
Sono pagine di forza e resilienza, al femminile e non solo, quelle che si leggono nell’opera “Carne, sangue ed ossa” di Giovanna Rodda: un inno alla capacità di andare oltre al dolore e di scoprire quella dimensione mitica e misteriosa, che è lo spirito stesso dell’esistenza. La silloge – pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore e disponibile anche nella versione e-book – è un viaggio poetico che oscilla tra sacro e profano, luci e ombre, sacralità e decadenza, anima e corpo. E’ una raccolta di poesie scritte in epoche diverse, alcune addirittura negli anni ‘90 durante un viaggio in Brasile, e dell’incontro con colui che sarebbe divenuto il suo sposo, al quale l’autrice ha dedicato gran parte dei suoi componimenti poetici. I paesaggi diventano, così, fonte di ispirazione, con i suoi colori, la gente e alcune figure femminili, al confine tra visione reale e onirica ma, soprattutto, l’amore è musa della sua penna, quello verso un uomo che una malattia le ha portato via troppo presto. «Carne, sangue ed ossa – spiega la poetessa, nata a Trieste ma che vive ad Arta Terme (Udine) – vuole mettere in risalto ciò che noi, esseri umani, siamo nell’immediatezza del nostro esistere, per poi approfondire, nell’ambito della poesia che porta lo stesso titolo, i concetti di anima e di spirito percepiti in senso poetico, ed anche in senso storico e filosofico».
Con un linguaggio profondo e metaforico, dove i versi liberi e spontanei vanno al di là di quanto le semplici parole possano esprimere, Giovanna Rodda invita a guardare negli occhi il mistero dell’esistenza e ad affrontarlo anche nella sua durezza, quando pone dinanzi al distacco, al lutto, alla morte. «Il collegamento tra amore e morte – confessa l’autrice – è sicuramente uno dei più antichi nella storia dell’umanità. L’amore crea questo collegamento, che si nutre di desiderio, di rimpianto, di ricordo, ma anche, per chi crede in qualche forma dell’aldilà, della speranza di potersi un giorno ritrovare. Ritengo che per ogni autore il punto di partenza sia quasi sempre una realtà vissuta pienamente e, spesso, pienamente sofferta». Ed è proprio questo il potere della scrittura che dona immortalità al reale, dove esperienze, stati d’animo ed emozioni intime diventano patrimonio comune, sentito e condiviso, in cui il lettore può rispecchiarsi. «Carne, sangue ed ossa – scrive, nella Prefazione, il maestro Giuseppe Aletti, editore, poeta e formatore, titolare della omonima casa editrice – è un’opera che fa eco al rito e all’invocazione. Attraverso un susseguirsi di componimenti visionari e insieme carnali, Giovanna Rodda costruisce un itinerario lirico che oltrepassa il dolore personale e lo trasforma in mito privato, capace di parlare a tutti».
L’autrice descrive esperienze reali, trasfigurate nel linguaggio poetico, dando vita ad un’opera in cui realtà e creatività camminano di pari passo, tenendosi per mano come in una danza. «La poesia è come la punta di un iceberg. A volte anche una punta acuminata, che ferisce, che trafigge. Molto, però, rimane nel subconscio, creando un mistero che il lettore stesso può interpretare, svelare, rivivere con la sua particolare sensibilità». Ed è questo che Giovanna Rodda vuole trasmettere con le sue poesie: «la capacità di scoprire comunque l’incanto, la suggestione, la bellezza del vivere, anche nei momenti più bui: quella meraviglia che avevamo nell’innocenza della nostra infanzia e che, se sappiamo aprirci ad essa, vive ancora in noi».

